lunedì 3 dicembre 2007

Buddismo e treni

Varanasi e Gaya dovrebbero essere a circa 4 ore di treno l'una dall'altra. Dico, dovrebbero...
Considerata la distanza relativamente breve da coprire, opto per un biglietto di 2 classe, la piu' economica e anche la piu' affollata. Come in ogni stazione ferroviaria indiana anche a Varanasi c'e' una gran ressa di persone: chi a sgomitare per un biglietto; chi intento a capire se e dove arrivera' il proprio treno; chi stravaccato per terra a leggere un giornale o, nella maggior parte dei casi, a dormire. Nell'atrio centrale bisogna zig-zagare tra i viaggiatori distesi per terra, facendo attenzione a non calpestare un braccio o a calciare una testa. L'altoparlante enumera incessantemente, in una sorta di cantilena, i treni in arrivo e in partenza. Per sfuggire alla calca e alla confusione la cosa migliore da fare e buttarsi nel salone ristorante, una oasi di pace libera da mendicanti, venditori di the, tassisti e assillamenti vari.
Il treno per Gaya entra in stazione alle 20.30, con circa 3 ore di ritardo. Niente di straordinario: il ritardo medio dei treni che ho preso in India e' stato di 2 ore e mezza (con una punta massima di 7 ore). Mi faccio largo tra un fiume di gente in attesa lungo il binario e mi porto verso la testa del treno. E' qui che vengono sempre collocati due vagoni di 2nda classe. Al contrario delle altre quattro classi (prima, seconda, terza ad aria condizionata e cuccetta) la "seconda" non si puo' prenotare e, come gia' detto, e' la piu' economica. Lascio prima salire gli indiani che si sono accalcati all'entrata del vagone. Chi deve scendere ha difficolta' e deve allontare a spintoni la massa che preme per salire. Terminato il pericoloso trambusto salgo anche io e cerco un angolo tranquillo. Missione difficile: tutti i posti a sedere sono gia' occupati. Trovo un poco di spazio nel corridorio, al centro del vagone; riesco giusto a togliermi lo zaino dalle spalle, appoggiarlo in terra e sedermici sopra. Tutto sommato non e' una sistemazione malvagia non fosse per il continuo via vai di venditori di the che sfiorano pericolosamente, con le loro teiere incandescenti, le mie spalle. Dannazione! Non c'e' posto per una mosca e loro si ostinano a volere passare.
Il treno continua ad accumulare ritardo e le 4 ore previste di viaggio si allungano verso le 6 ore. E' ormai notte fonda e cerco in ogni modo di restare sveglio: non ho idea di cosa potrebbe succedere se per sbaglio mi addormento e distolgo lo sguardo dallo zainetto! Ho gia' letto e riletto il settimanale India Today e non mi resto che scandagliare con lo sguardo i passeggeri pressati nel vagone.
Arrivo a Gaya alle due di notte. Nonostante l'ora c'e' ancora un discreto affollamento sia in stazione che nelle vie adiacenti, dove alcuni ristoranti sono ancora aperti. Mi limito ad attraversare il viale di fronte alla stazione e mi infilo nel primo albergo che mi capita a tiro. Non e' male: c'e' pure la tv in camera e ne approfitto per vedere in diretta il secondo tempo di Besiktas-Liverpool (Champions League!). Accidenti! Apro lo zaino e scopro che la crema solare e' scoppiata e ha impiastricciato tutto il beauty-case: colpa del mio peso quando, sul treno, mi sono seduto sullo zaino. Prima di andare a letto mi tocca pure fissar la zanzariera: sono sotto l'assedio delle sanguinarie!
L'indomani mi faccio una full-immersion di buddismo. Visito Bodhgaya, il luogo dove Siddharta Gautama ha meditato per sei lunghi anni (senza toccar cibo) all'ombra di un albero (Bodhy Tree) prima di diventare Buddha (L'Illuminato). L'albero originario non c'e' piu' ed e' stato rimpiazziato da uno piu' recente, non meno maestoso. Il luogo e' carico di significato. Intorno all'albero sorge un tempio e molte persone, monaci e buddisti d'adozione (stranieri) si fermano qui a meditare. E' molto interessante passeggiare per questa piccolo cittadina perche' si incontrano buddisti di ogni nazionalita' e si ha la possibilita' di visitare i templi che le varie comunita' hanno costruito: cinese, giapponese, burmese, bhutanese, tibetano. Nell'atrio di quest'ultimo e' in corso una danza in maschera al suono di tamburi: molto affascinante. Spendo una mezza giornata a curiosare tra i templi prima di ritornare nella polverosa Gaya. Le malefiche zanzare sono gia' attive di pomeriggio e mettono a dura prova il mio repellente. Decido di non fare nulla e di riposarmi per il resto della giornata. Mi aspettano ancora molte ore di treno prima della prossima tappa.

Rene'

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho visto le foto... ma sbaglio o sei dimagrito, Renatus?
Finalmente hai assunto
un aspetto decente! :-)

Certo... la dieta che hai seguito non è esattamente da consigliare, ma quello che conta è il risultato!

Un sorriso,
Davide