giovedì 28 febbraio 2008

Nuove foto!

Ciao a tutti.
Ho caricato foto relative al viaggio in Cina, Hong Kong, Macao e Vietnam. Nella sezione "Link" cliccate foto Flickr per visualizzarle. Enjoy!
Rene'

sabato 23 febbraio 2008

Cartoline dal Laos

Il paese dei fiumi

Il Laos non ha sbocchi sul mare, strizzato dalla Cina e dalla Thailandia a nord, dal Vietnam a est e dalla Cambogia a sud. Il territorio si modella lungo il corso del Mekong, fiume che non nasce ne' termina in Laos, ma che rappresenta l'arteria vitale nonche' una cruciale risorsa per il paese. Esaminado una cartina si nota subita che tutti i maggiori centri abitati si trovano lungo le sponde di un fiume.
Nel montagnoso nord, dove lo spostamento via terra e' ancora difficoltoso, a causa delle asperita' del terreno e dalla presenza di una fitta giungla, la popolazione vive e si sposta grazie ai fiumi. Alla mattina si sale in barca e ci si sposta verso un paese piu' grande, dove c'e' un mercato, una farmacia, un medico... insomma tutto quello che puo'mancare nelle aree piu' remote. Le strade, va detto, ci sono, ma il trasporto su ruota e' talvolta poco frequente e risulta quindi piu' facile organizzare un passaggio con un barcaiolo.
Scendendo verso sud il terreno si addolcisce e quasi tutto il trasporto avviene ora su strada. Le chiatte e i battelli cargo che una volta transitavano lungo il Mekong dal nord al sud del Laos sono stati soppiantati dai Tir e i tempi e i costi dei trasporti sono diminuiti. Cio' nonostante il fiume resta una importantissima risorsa; si pesca molto e alle bancarelle dei mercati il pesce fresco abbonda.



Appena giunto in Laos ho potuto provare l'ebbrezza del viaggio fluviale: 5 ore su una piccola e stretta barca, insieme ad altri 10 viaggiatori e alcune persone del posto, che trasportavano galline e uova da un paese all'altro. Ero diretto a Muang Noi Neua, un piccolo villaggio circondato da pinnacoli di roccia carsica, dove ho passato un capodanno al naturale: senza luce elettrica, telefono, stretto intorno ad un falo' insieme agli altri farang (stranieri) di passaggio in paese. E' stato duro tirare fino a mezzanotte e mezza... Poche case sparse lungo il fiume, una unica strada - sterrata - e una quantita' incredibile di galline, pulcini e cani. Non ho fatto nulla per 2 giorni, immerso nell'amaca a leggere libri, osservando di tanto in tanto il fiume e ascoltando i rumori, molto naturali, di questo tranquillissimo posto.
Ora che ci penso - e chiudo il capitolo fluviale - non c'e' stata una volta, nel corso di quasi 20 giorni di Laos, che non abbia dormito vicino ad un fiume!

Luang Prabang, la citta' dei monasteri

Slowly slowly, come si confa ad un viaggio in Laos, mi reco a Luang Prabang con 3 nuovi compagni di avventure: Armin, un'artista tedesco sulla cinquantina; Eddy, simpatico ragazzo inglese, ribattezzato Candido (da Voltaire) per la spontaneita' e ingenuita'; e Mathieu, giovane francese. Sono ben affiatiati e insieme hanno coniato un nuovo linguaggio, che chiamano esperanto, che mischia inglese, francese, tedesco e parole inventate di laotiano.
Luang Prabang con i suoi oltre 20mila abitanti e la citta' piu' importante del Laos settentrionale! E' molto bella, tranquilla e pulita, attraversata da vie dove edifici coloniali color pastello francesi si confondono con numerosi monasteri buddisti (Wat); e' una citta' sacra e i templi si contano a decine. Di giorno e' possibile passeggiare nei cortili dei monasteri e fermarsi a chiaccherare con i giovani novizi, intenti a studiare o a giocare a pallavolo con i piedi, utilizzando un pallone intrecciato di vimini.
Alla sera c'e' un'animato notturno e le vie intorno al Mekong si popolano di ambulanti che grigliano pesce e pollo. Come anche in Vietnam, abbondano le bancarelle che offrono croccanti e sifiziose baguette.
L'atmosfera e' pacifica e la citta' meriterebbe una sosta piu' lunga dei 3 giorni che mi concedo. L'Unesco l'ha dichiarata Patrimonio Culturale dell'Umanita'; nel centro storico vige il divieto di fumo e di utilizzo del clacson e l'unico frastuono proviene dai bambini che tornano a casa da scuola. Non ci sono condomini e palazzi moderni; qui si vive ancora nelle graziose e caratteristiche case di legno scuro, a 2 piani. Le strade principali sono asfaltate, mentre il resto e' sterrato.
Una sera, insieme a Mathieu ed Eddy, sono andato nell'unico locale aperto fino a tarda ora: il bowling! Chiude alle 3, mentre bar, disco e karaoke hanno obbligo di chiusura alle 23.30

Un poco di rumba

In Laos ci sono due posti che si sono guadagnati l'onore (o onere) di essere tappa fissa lungo la "rotta backpacker" sud-est asiatica: Vang Vieng e Si Pha Don, rispettivamente a nord e a sud del paese. Localita' incantevoli, piccoli villaggi caratterizzati da una natura spettacolare e dolcemente accarezzati dal corso di un fiume; scenici.
Vang Vieng, lungo le sponde del Nam Ou, e' il villaggio dove si fa tubing, cioe' si scende lungo la rapide di un fiume su una camera d'aria per camion. Lungo il percorso ci sono dei bar dove ci si puo' fermare, mangiare e bere a poco prezzo, e poi ripartire, con stomaci appesantiti e teste alleggerite. Ci sono anche dei trampolini e delle liane dove, volendo, si puo' imitare Tarzan e lanciarsi nel fiume.
A Si Pha Don invece si va per non fare nulla: cullati dall'amaca del proprio bungalow di bamboo si legge un libro, si fuma e si ammirano gli spettacolari tramonti sul Mekong.
Al contrario degli altri posti che ho visitato in Laos, che conservano ancora una propria identita', questi due villaggi hanno venduto l'anima e si sono sintonizzati sulla frequenza dei babckpackers.
Vang Vieng si e' inventata il tubing e Si Pha Don il chill out lungo il fiume. Qui tutto e' "happy" e per felice si intende la correzione con stupefacenti: pizza alla mariuana, the ai funghi allucinogeni, fruit shake alla maria-fungo-oppio. Ogni tanto si incrocia qualcuno che e' in fase tripping o ti racconta terribili postumi (cazzo, ho vomitato per 2 giorni!). La facilita' con cui ci si puo' procurare della droga piu' che impressionante e' strana. Mi chiedo, perche' tutto questo sballo? Visto che in nessuno dei due villaggi ci sono delle discoteche o dei party per consumare gli effetti e, come ovunque nel Laos rurale, la musica si spegne a mezzanotte. Ovviamente non tutto e' freaked out; tuttavia e' chiarissimo come questi villaggi vivano ormai esclusivamente di questo lucroso turismo.

Vientiane, la capitale piu' tranquilla del mondo...

...e forse anche la piu' piccola, con solo 200mila abitanti. E' il perfetto biglietto da visita di questo paese che conta poco piu' di 8 milioni di abitanti, contro gli 80 milioni del Vietnam, il miliardo e passa della Cina, i 15 milioni della Cambogia e i 65 della Thailandia.
Come anche nel resto del Laos, si ha subito la sensazione di essere in un posto pacifico e tranquillo. Pochi rumori, poco traffico, niente baldoria alla sera. Il pezzo forte della capitale e' il passeggio lungo il Mekong, meglio se fatto all'ora del tramonto, quando il colore del fiume passa dall'oro ad un viola intenso e le sponde si punteggiano di ristorantini a cielo aperto; un lunghissimo barbecue di pesce d'acqua dolce.
La tranquillita' della citta' si riflette sui volti delle persone: sorridenti, cordiali, gentili.
Di giorno faceva molto caldo e un pomeriggio sono quindi andato alla piscina comunale, lunga ben 15 metri per 10 di larghezza!
In citta' ci sono molti americani e si mormora facciano parte tutti della CIA, basata qui a spiare il gigante Cina. C'e' tuttora una zona del paese, a nord di Vientiane, che e' offlimits per gli stranieri, in quanto si trova la base (abbandonata?) della CIA da dove partivano le operazioni segrete nel corso della guerra del Vietnam.
Ma che posto e' il Laos? E' uno stato cuscinetto, schiacciato da vicini forti e ingombranti? Non lo so, non ho fatto in tempo ad approndire gli aspetti politici locali, ma e' sicuramente un posto particolare. Guardandoti in giro lo capisci. Dove sono le industrie che anneriscono i cieli di Cina e Vietnam? Non ci sono. Sara' per questo che mi sembra ancora tutto naturale, quasi intatto, e che con immenso piacere mi sento libero dalla soffocante stretta di traffico e aria inquinata.
La gente non parla, bisbiglia.
Silenzio, e' il Laos.

Rene'

martedì 19 febbraio 2008

Laos, a prima vista

L'atmosfera in questo remoto confine tra il Vietnam e il Laos e' molto scazzata; sono quasi le 13 e i doganieri hanno iniziato a grigliare del pesce e delle banane!
Non sono l'unico a dovere aspettare un passaggio verso il primo centro abitato laotiano. C'e' un minibus fermo nel piazzale della dogana e scopro essere quello partito alle 4.30 di mattina da Dien Bien, in Vietnam. Ci sono alcuni farang (stranieri, nella lingua locale) tra i passeggeri. Mi fermo a chiaccherare con Oackley, un americano, che mi spiega che sono fermi ormai da oltre 6 ore: pare che il guidatore del minibus non abbia soldi a sufficienza per pagare le tasse (o mazzette?) doganali sulla merce che sta trasportando. Il nervosismo dei viaggiatori bloccati si e' ormai trasformato in sconsolata rassegnazione.
Intanto sopraggiunge il camion che avevo superato lungo la strada verso il confine. E' la mia occasione! Contratto un passaggio fino a Muang Khua (60km da qui) per 10 dollari.
Dalla mia posizione privilegiata in cabina di guida osservo verdi creste di colline che si perdono in lontananza. La strada e' un dolce saliscendi che segue le asperita' del terreno. Siamo su uno sterrato e, come sul lato vietnamita, il traffico e' praticamente assente. L'attraversamento di un piccolo fiume da ai camionisti l'occasione per una breve sosta con successivo lavaggio dell' automezzo.
Superiamo una serie di minuscoli villaggi, sperduti nella foresta, e la prima cosa che noto e che non ci sono praticamente costruzioni di cemento. Le case sono tutte in legno, piccoline; alcune si reggono su sottili palafitte. La strada una volta in mezzo al paese si trasforma in un'ara dove razzolano galline, oche, anatre e pulcini, mentre cani e gruppi di piccoli scuri maialini si rincorrono giocosamente. Cio' non sembra sia una ragione sufficiente a rallentare la corsa del nostro camion. Gli animali, spaventati, fuggono all'impazzata e alcuni volatili si immolano coraggiosamente sotto le ruote del camion e io non riesco a capire i motivi del folle gesto; perche' non allontanarsi dalla fonte del pericolo? E' come scegliere di attraversare di corsa un fuoco pur avendo la possibilita' di passarci intorno.
Dopo 2 ore e mezza arriviamo a Muang Khua, il primo centro abitato di una certa importanza in questa montagnosa fetta di Laos nord orientale. Avra' si e no un migliaio di abitanti, tutti concentrati lungo le sponde di un fiume che accarezza dolcemente le pareti di verdi colline. Il centro nevralgico del paese sembra essere il traghetto - poco piu' di una zattera di legno - che collega le due sponde e si muove grazie alla spinta, esercitata su un lato, da un arrugginito scafo a motore.
Si e' fatta presto sera e dalla terrazza della mia guesthouse inizio a famigliarizzare con gli elementi che saranno una costante del mio viaggio in Laos: tranquillita' e silenzio. Una assoluta mancanza di rumore che per me e' una sensazione totalmente nuova, dopo mesi passati in paesi ad alto tasso sonoro come India, Cina e Vietnam.
A Muang Khua la corrente elettrica c'e' solo dalle 17.30 alle 21.30, grazie al generatore comunale; i cellulari non funzionano; non ci sono bar o ristoranti aperti fino a tarda ora; non ci sono motorini strombazzanti; non ci sono capannelli di persone che indugiano a bordo strada.
Quando la luce artificiale viene meno si vive intorno al lume di una candela che ben presto si spegne, risucchiata dalla nera e profonda notte laotiana.
Rene’

mercoledì 13 febbraio 2008

Divagazioni a nord

Il Vietnam e' un paese assolutamente ossesionato dal calcio. Penso ci siano almeno due canali televisivi dedicati interamente al football, 24 ore su 24. Un giorno mi e' capitato di vedere uno speciale di un'ora sul campionato di Serie A; bellissimo. Un'altra sera invece, sapendo che il Milan stava affrontando l'Inter nel derby della Madonnina, sono uscito dall'albergo e ho iniziato a camminare a caso per le strade di Hanoi. C'e' voluto poco per trovare un piccolo ristorante dove un gruppetto di vietnamiti, seduti sui classici minuscoli sgabellini di plastica, stava seguendo il derby da una televisione schiacciata in un angolo del locale. Aggiuntomi a loro cerco di spiegargli che tifo rossonero e che vengo dall'Italia; uno penso che abbia capito. La mia presenza desta curiosita', anche perche' seguo la partita animosamente. Peccato che il Milan abbia perso (non ricordo il punteggio); eccezionale comunque; soprattutto vederli urlare e festeggiare per un gol di una squadra dall'altra parte del pianeta, cosi lontana da loro.

Dopo Hanoi mi sposto verso il nord del Vietnam: voglio infatti entrare in Laos nel punto piu' settentrionale possibile. Ad Hanoi apprendo che hanno aperto una nuova frontiera qualche mese fa, nei pressi di Dien Bien Phu. Prima di arrivarci faccio una tappa a Son La, a meta' strada tra Hanoi e il confine con il Laos. La citta' e' una gradevole sorpresa; non che ci sia molto da vedere, ma mi accorgo di essere uscito dal principale sentiero turistico in Vietnam (che si snoda seguendo il tratto di costa orientale da Hanoi, nel nord, fino a Saigon, nel sud) e molte persone, soprattutto i bambini, mi salutano genuinamente e con larghi sorrisi. Stasera devo essere l'unico straniero in citta' e la cosa non puo' che essere piacevole. Il passo successivo mi porta a Dien Bien Phu e anche qui la storia non cambia: non incontro altri viaggiatori in citta'. Dien Ben e' famosa in quanto sede della vittoria decisiva dell'esercito vietnamita contro i francesi che porta, di fatto, al temine del periodo coloniale francese in Vietnam. Visito un campo di battaglia dove e' possibile ispezionare le trincee ed entrare in alcuni stretti bunker e gallerie.
L'indomani, a meta' mattinata, sono pronto ad entrare in Laos. L'unico mezzo pubblico verso il confine, un minibus, e' partito alle 4.30 di mattina. Organizzo quindi un moto taxi per coprire i 35km che mi separano dal Laos. Viaggio aggrappato ad un piccolo scooter a 4 marce; il guidatore si e' messo il mio zainetto sul petto mentre io porto lo zainone sulle spalle. Il traffico in strada e' assolutamente assente; non incrociamo nessuno e superiamo unicamente un camion, vuoto, con targa laotiana. Sembra di andare alla scoperta dell'America; la solitudine mi eccita.
La strada si inerpica fino a raggiungere la cresta di una catena di colline ricoperte da una fitta vegetazione. Raggiunto il confine saluto il motociclista; le formalita' doganali sul lato vietnamita vengono sbrigate in un attimo e dopo 10 minuti mi trovo a percorrere a piedi 1km di strada sterrata verso il posto di frontiera del Laos. Un doganiere mi accoglie con un largo sorriso, mi mette uno stampo rosso sul passaporto e mi indica un gruppo di poltrone: "attendi qui" dice "prima di trovare un passaggio verso Muang Khua".
Sono in Laos e probabilmente mi trovo ad una frontiera tra le meno trafficate del mondo!

Rene'

venerdì 8 febbraio 2008

L'arrivo in Indocina

Volto le spalle allo scintillante mondo di Macau e mi metto in moto alla volta del Vietnam. Prima di arrivarci devo attraversare ancora una volta il suolo cinese (per la terza volta in poco piu' di 3 mesi). Mi imbarco sul mio primo sleeper bus, una invezione cinese per agevolare gli spostamenti notturni in pullman; consiste in bus equipaggiato con circa 40 lettini disposti su due piani e lungo tre file; si riesce a stare quasi sdraiati! Il viaggio di 12 ore da Macau verso Nanning e' abbastanza comodo nonostante il frequente piagnucolare dei bambini e il leggero e costante odore di piedi (sul bus infatti si tolgono le scarpe che vanno messe in un apposito sacchetto di plastica). Il giorno successivo, con una combinazione di treno e minibus, passo la frontiera e arrivo in Vietnam; prima tappa Hanoi, la capitale. Lungo la strada una foratura costringe il minibus ad una sosta imprevista di 1 ora ma e' l'unico inconveniente di questo agevole trasferimento. Gradualmente intorno a me il paesaggio si caratterizza con quegli elementi che gli stranieri associano immediatamente al Vietnam: risaie e agricoltori con cappelli conici di paglia.

Gioventu' alcolica

Arrivato ad Hanoi percepisco immediatamente due degli aspetti inconfondibili della citta': la massiccia presenza di motorini e l'influenza francese sull'architettura urbana. Per facilitare l'inizio del soggiorno ho deciso di prenotare in anticipo un ostello. Di solito non lo faccio mai e tuttora ignoro le ragioni che mi hanno spinto a questo gesto. In ogni caso, mi sistemo all'Hanoi Backpackers Hostel. Il personale, pensando fossi di sesso femminile (ho prenotato per email), mi ha bloccato un letto nella camerata delle ragazze. Bene bene, penso, salvo poi dovermi ricredere in quanto la confusione che un gruppo di 6 ragazze puo' generare nel corso di una notte e' un elemento da non sottovalutare.
Vigilia di Natale. Si festeggia con alcuni giri di birra in un pub irlandese della citta'. Vado a letto abbastanza presto (all' 1...) in quanto la mattina successiva, alle 7.30, e' prevista la partenza per una escursione. Verso le 3 vengo bruscamente svegliato dalle mie 6 compagne di stanza (5 australiane diciannovenni e 1 neozelandese poco piu' matura), udibilmente ubriache. La neozelandese sta cercando di chiudere la serata con un ragazzo (alla faccia della privacy) il quale declina a causa dell'eccessiva ubriacatura di lei; al che, la tipa, caduta nello sconforto, si rinchiude in bagno a vomitare. Oddio! "Ragazze ma che caz... succede!?" mi lamento. "We are so sorry italian boy" rispondono e giu' a ridere per mezz'ora. Fossi stato sulla stessa lunghezza d'onda mi sarei potuto divertire anche io ma il giramento di balle prende il sopravvento. Prima di riaddormentarmi decido per il futuro: cambio di albergo e stanza singola. Meglio, molto meglio.

Stile parigino

Passeggiando per le strade di Hanoi si ha la sensazione di camminare in una Parigi sporca, scassata e decadente. Quasi tutti gli edifici del centro non superano i 3 piani di altezza e portano elementi del passato coloniale francese. Nel complesso, il mix architettura europea e popolazione asiatica e' molto interessante.
Dopo le settimane passate in Cina le mie colazioni sono nettamente migliorate. Infatti, oltre agli edifici, i francesi hanno lasciato in eredita' anche le baguette. Finalmente del cibo normale alla mattina: tazza di caffe' e pane alla marmellata.

Ma com'e' bello andare in giro...

Non potete immaginare la quantita' di scooter e motorini che circolano nelle strade di Hanoi (un mercato dominato dalla Piaggio!). Sulle brevi distanze il motorino viene utilizzato anche come taxi. Ad ogni incrocio ci sono capannelli di guidatori che appena ti vedono alzano le braccia e urlano "motorbike, motorbike!".
Migliaia. Gli scooter sono migliaia. Attraversare la strada e' una impresa. Non c'e' un momento di via libera in quanto il traffico e' come il corso di un fiume: lento e costante. Come si fa allora? Ci si arma di coraggio e di fiducia e si inizia ad attraversare la strada, molto lentamente. Passo dopo passo ci si avvicina all'altro lato, con motociclisti che ti fanno il pelo davanti e dietro. Il trucco e' camminare lentamente in modo che il guidatore possa giudicare la tua posizione e scegliere il lato lungo il quale schivarti. Mai correre: aumenta il rischio di collisione perche' alza il grado di incertezza del motociclista. E non attendete che la strada sia libera; potreste aspettare per ore. Ho cercato di fare un video nel corso di un attraversamento ma ho poi preferito concentrarmi unicamente sulla strada.
Ci sono pochi punti della citta' regolati da semafori. I guidatori procedono sempre lentamente e si immettono nel traffico o cambiano direzione senza fermarsi. Chi sta davanti ha la precedenza e gira a destra o a sinistra senza preoccuparsi dei veicoli alle spalle. In tutta questa confusione non ho mai visto un incidente! Solo una sera questo flusso apparentemente incessante, ma lento, di veicoli ha subito un blocco quando al centro di un incrocio si e' creato un ingorgo; le moto si fronteggiavano senza alcuna possibilita' di movimento a destra o a sinistra mentre alle spalle e lungo le quattro vie che portavano all'incrocio i veicoli si accumulavano senza sosta. Al centro, invece di cercare di sbrogliare la situazione in qualche modo, i guidatori mantenvano il sedere ben saldo sul sellino e il dito incollato al clacson, in attesa che il suono provocato aprisse una breccia nel traffico.

Creatività vietnamita

Un segno della talvolta irrazionale intraprendenza vietnamita e' la clonazione dei casi di successo. Mi spiego. Se una guida raccomanda di dormire all' "Albergo City" di Hanoi nel giro di pochi mesi nasceranno altri alberghi City e lo stesso avviene per le agenzie di viaggio, i ristoranti e i caffe'. La famosa agenzia turistica "Sinh Cafe'" esiste in almeno 15 copie e del popolare "Kangaroo Cafe'" ce ne sono 5. Quale e' quello giusto allora? Solo avendo l'indirizzo esatto lo si puo' scoprire. Io sono caduto vittima di questo tranello quando, dopo avere prenotato una escursione all' "A to Z Queen Travel", scopro che l'agenzia vera non e' all'indirizzo dove mi sono recato io. Ups...

Spettacoli naturali

Nello specifico si trattava dell' escursione a Halong Bay, probabilmente la maggiore attrazione turistica del Vietnam. Il tour acquistato prevede un giro di mezza giornata tra i pinnacoli di roccia immersi nel mare su un barcone di legno; notte in barca e mattina del secondo giorno ancora in navigazione. Le centinaia di agenzie viaggio di Hanoi offrono tutte lo stesso tour; la differenza la fa il prezzo che ovviamente alza o abbassa il livello di servizio. Comprando un tour per 25 dollari non faccio proprio una mossa "giusta". Il barcone e la stanza sono OK ma il cibo scarseggia: un minuscolo pesce fritto da dividere in 5 persone, verdure e riso bollito, 1 fettina di anguria a testa. Alla richiesta di alcuni affamati per maggiori dosi di cibo, la risposta consiste unicamente in un ulteriore piatto di riso bollito. Nel compenso i panorami della Baia di Halong sono spettacolari. Centinaia di montagne calcaree spuntano dal mare, a perdita d'occhio. Una foresta di roccia e acqua. Peccato che il tempo non sia dei migliori. Cielo grigio e pioggerellina ad intermittenza. Un clima che, oltre a questa escursione, caratterizza quasi tutta la mia permanenza ad Hanoi.

Banchetti in strada

La vivacita' delle strade di Hanoi e' eccezionale ed e' particolarmente impressionante negli orari corrispondenti a pranzo a cena. Le vie si riempiono di improvvisati ristorantini e si formano tavolate di commensali lungo i marciapiedi. Un fenomeno attribuibile alle famiglie che abitano ai pian terreni delle case che, soprattutto di sera, trasformano le loro abitazioni in mense popolari; si cucina in garage e si consuma in strada.
La circolazione a piedi diventa difficile: non si puo' camminare lungo le strade, a causa del flusso di motorini, e sui marciapiedi bisogna fare lo slalom tra le persone intente a mangiare.
Sia i tavoli che le sedie sono ricavati da minuscoli sgabelli, grandi quanto quelli che si potrebbero trovare in una scuola materna europea. Chi mangia e' totalmente rannicchiato e chinato sulla propria zuppa di tagliolini. A me sembra parecchio scomodo!
Anche i ristornati veri e propri e le birrerie tendono a invadere le strade, con il loro esercito di sgabellini di plastica, ed e' intorno a queste ultime dove si crea la maggiore concentrazione di persone. Sara' forse perche' un boccale di birra costa solo 10 centesimi di euro? E' il fenomeno Bia (birra) Hoi (per favore)! La birra e' molto leggera ma lascia comunque il segno dopo 5 o 6 boccali. L'animo vietnamita inizia a scaldarsi e la birreria diventa il tempio della socializzazione. I tavoli dei turisti si mischiano a quelli dei locali, i bicchieri di vetro si incontrano in fragorosi brindisi e per le strade echeggia il grido, Bia Hoi!
Rene'