venerdì 21 dicembre 2007

Sette giorni in Tibet (1)

Il 27 novembre e' il giorno della partenza per il Tibet. Per entrare in Cina dal Nepal e' necessario fare parte di un viaggio organizzato da un tour operator e quindi essere dotati di "group visa". Avevo nel passaporto gia' un visto turistico individuale per la Cina che pero' l'ambasciata cinese a Kathmandu ha provveduto ad annullare con un bello stampo rosso (cancelled!). Ora il visto - un foglio A4 - dice che il mio gruppo e' composto da una persona: Rene' van Olst. Dannata burocrazia!
Ogni martedi e sabato parte un gruppo di viaggiatori dal Nepal, Kathmandu, alla volta del Tibet. A seconda della stagione i numeri variano. In alta (settembre-ottobre), ad esempio, si sono toccate punte di 100 persone! Il nostro gruppo, per fortuna, e' composto solo da 21 persone; viaggeremo tutti insieme in un convoglio di jeep per 7 giorni, destinazione Lhasa, la capitale tibetana. Il gruppo e' composto da:
- me stesso
- David, avvocato americano di origine ebree
- Matthew, giovane australiano in dubbio sul suo futuro universitario
- Surendra, indiano di mezza eta' residente a Londra
- Luis, giovane ingegnere tedesco trapiantato in Malesia
- Edoardo, studente universitario peruviano
- due ragazze inglesi di provincia, dall' accento incomprensibile (infatti non ricordo i loro nomi)
- caratteristica comune anche a Heather, irlandese del Nord
- Murray, infermiere scozzese
- Philippe, esperto di telecomunicazioni francese, giramondo
- Sophie, sofisticata francese di colore
- Marie, impiegata nella fredda Trondheim, Norvegia
- un gruppo di sei giovani danesi appena usciti dalla scuola superiore
- due universitarie danesi reduci da uno stage in una NGO in Bangladesh

Primo giorno

Partenza da Kathmandu alle 7 di mattina e viaggio in minibus fino al confine dove arriviamo verso mezzogiorno, ora nepalese. Sbrighiamo senza problemi le formalita' in dogana e aggiorniamo le lancette sull'ora di Pechino, +2.15 ore. Questa volta la mia Lonely Planet China, edizione di seconda mano acquistata a Kathmandu, scassatissima, unta e reduce da un probabile tuffo in una sostanza liquida, passa la frontiera indenne. Gli zaini non sono stati aperti per l'ispezione alla ricerca di letteratura proibita!
Sul lato cinese pranziamo e riceviamo le informazioni relative al tour dalla nostra guida tibetana. La strada fino a Naylam, dove prevediamo di fermarci per la notte, e' interrotta causa lavori in corso e dobbiamo aspettare al posto di frontiera fino alle 22, ora di riapertura. Azz! Sono quasi 7 ore a partire da adesso.
Interminabile attesa in auto. Le presentazioni di rito e i discorsi vanno scemando e occore ammazzare il tempo ascoltando l'ipod o, meglio, dormendo.
Alle 21.30 riusciamo a ripartire e in 2 ore scarse raggiungiamo l'albergo per la notte. La strada e' tutta buche e scossoni, sterrata. Si sobbalza. Una ragazza danese, nell'auto-centrifuga, inizia a vomitare.
Si temeva una sistemazione spartana ma l'albergo non e' male; meglio, per intenderci, della mia guesthouse a Kathmandu. E' una ghiacciaia ma il materasso e' egregio e ci sono molte coperte. Naylam e' a 3900m. In un solo giorno abbiamo fatto un salto di 2500m.

Secondo giorno

Dalla jeep ammiriamo estasiati la natura tibetana. Il paesaggio e' radicalmente mutato, dalle verdi, umide, ricoperte di vegetazione, colline nepalesi, siamo passati a montagne scarne, brulle e a colori dalle tonalita' ocra. Sembra di percorrere un deserto d'alta quota. Ancora prima di mezzogiorno solchiamo un passo a 5200m. Ci fermiamo alcuni minuti sotto una struttura metallica a forma di arco ricoperta interamente di bandiere di preghiera (prayer flags) tibetane. Non molto lontano si erge maestosa la sagoma innevata dello Shishapanga (un ottomila al confine tra Nepal e Cina).
Pranziamo a Tingri, dove una strada biforca alla nostra destra e porta diretto al campo base dell' Everest. Il Chomolungma (cosi si chiama in tibetano la vetta piu' alta del mondo) spicca lontano, lungo la linea dell'orizzonte, rendendo pero' chiaramente visibile la sua altitudine.Seduti intorno a una stufa in una tipica abitazione tibetana consumiamo il pranzo. Ognuno di noi, in un modo o nell' altro, accusa i sintomi dell' AMS (altitude mountain sickness). Io ho un sottile e persistente mal di testa, una linea dolorosa proprio sopra le tempie.
A meta' pomeriggio arriviamo a Lhatse (4100m), secondo stop per la notte. Questa volta le camere, disposte intorno ad un cortile, sono "essenziali": i letti sono brande che scricchiolano pericolosamente sotto il peso dei corpi. Il bagno? Una odorosa latrina: occhio a non cascarci dentro di notte! La toilette si trova in un altro cortile, aperto su un lato e disordinato magazzino a cielo aperto della guesthouse, dove i muri sono ricoperti di cacche di yak, appicicate li ad essiccare, prima di diventare combustibile per la stufa.
Mentre ci scaldiamo intorno ad una tazza di the, in attesa di cenare, Heather irrompe nella stanza dicendo di avere trovato uno snack bar dove servono hamburger. In men che non si dica mette insieme un piccolo esercito di affamati. Io declino, riservandomi il diritto di fare una ispezione piu' tardi.
Giunto sul posto, trovo i ragazzi seduti intorno ad un tavolo intenti a sgranocchiare patatine. Stanno ancora attendendo i burgers. Il primo tocca ad una ragazza danese: e' un egg burger; semplicemente una frittata all'interno di un soffice panino. Addenta. Il suo sorriso si smorza subito. "Il pane e' dolce!" esclama. Intanto arriva il secondo panino, il chicken burger di Philippe. Lo stupore e la risata e' grande. Ragazzi, il panino e' un bombolone ricoperto di glassa al cioccolato, che viene subito immortalato dai flash delle nostre macchine fotografiche, tra gli sguardi preoccupati delle due cuoche. La vera star della serata!
Io decido che ho visto abbastanza e trascino Matt fuori dal locale. Quello che sta accadendo e' chiaro: le ragazze hanno finito il pane e, pur di accontentarci (e per non perdere 8 preziosi clienti!), sono passate all'utilizzo di panini dolci.
Insieme a Matt trovo ben presto un minuscolo ristorante dove consumiamo una decente zuppa di tagliolini, verdure e carne. Il brodo bollente ci da un po di calore per affrontare la notte. La stanza infatti e' gelida e la finestra, che non si chiude bene, lascia penetrare spifferi d'aria. Srotolo il sacco a pelo, necessario, e mi infilo sotto le coperte.

Terzo giorno

La notte e' passata bene, nonostante mi sia dovuto alzare due volte per correre al gabinetto (sto bevendo molta acqua per contrastare il mal di montagna). Lo spostamento in jeep, oggi, e' molto breve: solo 90km, contro i 200 e piu' coperti in ognuno dei primi due giorni. Ancor prima di mezzogiorno arriviamo a Shigatse. E' la prima citta' dove faremo del turismo.
Nel pomeriggio infatti esploriamo il grande monastero buddista che rende famosa questa citta'. Molto bello. In una delle cappelle c'e' un Buddha dorata impressionante, alto piu' di 20m. Gli edifici del monastero sono disposti a piu' livelli, sui fianchi di una montagna. Il cuore batte velocemente e il respiro e' affannoso quando la strada inizia a salire e dobbiamo percorrere una scalinata. Siamo ancora intorno ai 4100m di quota!
Shigatse conserva ancora un piccolo nucleo di abitazioni tibetane, sul lato orientale del grande monastero, mentre tutto il resto della cittadina si sta rapidamente cinesizzando (per numero di abitanti, Shigatse e' la seconda citta' dopo Lhasa). Ben presto la ferrovia, che da novembre 2006 collega Lhasa alla Cina, arrivera' fino a Shigatse. Le case tibetane, dai tetti piatti, hanno una forma quasi trapezoidale e sono interamente dipinte di bianco, con fasce di colore nero intorno alle finestre. Richiamano molto gli edifice del monastero dove, oltre al bianco, viene utilizzato anche l'amaranto, il marrone e l'oro, a seconda dell'importanza degli edifici.
In serata si crea il gruppo di giocatori di poker. La camera "d'azzardo" e' quella di Heather e Murray, che vengono spennati da Matt a Texas Hold'em (io limito i danni).
Anche questo albergo e' sprovvisto di riscaldamento ma almeno c'e' l'acqua calda e per molti e tempo della prima doccia calda.
Rene'

10 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao rené,danke fuer die messages, weihnachten ist schon fast wieder vorbei, war sehr schoen bei dani mit nadia und papi. morgen gehts zurueck nach Ela, und dann nach AMS fuer silvester/neujahr.auch nadia und dani kommen mit anhang.ich wuensche dir weiterhin viel spass beim reisen und bis bald in phuket. wir freuen uns. meinem arm gehts besser, siehst du ich kann schon wieder schreiben.ciao ciao e tanti abbracci

Anonimo ha detto...

TANTI AUGURI RENATONE!!!!!!!!!!!!!
Davide V.

Anonimo ha detto...

Auguri vano... sempre il migliore.......

Anonimo ha detto...

dimenticato Matteo Ballabio

Unknown ha detto...

Tanti auguri di buon 2008!!

René van Olst ha detto...

grazie mille per gli auguri!!!

Anonimo ha detto...

Ciao René, u crazy bastard, where r u? :)Browsed ur blog, happy to see u ok and happy ;) I started off on my own world tour (remember we talked about this on the train to Bucharest?), however mine has to be made in larger jumps and by plane (have to work while im away, unfortunately). Started off in Istanbul (my 2rd consecutive NY's Eve there after the one we spent together, 3 in total), and I'm now in Cairo, second stop. On Jan 19th i should arrive in Kuala Lumpur, and spend some time there, at least a few weeks. Will u stop there? We could meet and have a drink together... Let me know if u cross Malaysia, ok? I suppose you can't skip Singapore on this wonderful tour, right? ;) Best of luck to you and hope to see you soon! Mihai

Anonimo ha detto...

Now in KL, Malaysia - are u coming or not? :)

Anonimo ha detto...

I wish not acquiesce in on it. I assume polite post. Particularly the designation attracted me to be familiar with the intact story.

Anonimo ha detto...

Good dispatch and this post helped me alot in my college assignement. Thanks you on your information.