martedì 29 luglio 2008

Fantastica Bali

Sceso dagli extraterrestri paesaggi del vulcano Bromo mi ritrovo nella convulsa e caotica realta' indonesiana. Con un bus notturno mi sposto da Probolinggo a Bali, dove arrivo, rincoglionito, alle 5 di mattina. Un taxi, dal tassametro molto probabilmente taroccato, mi porta da Denpasar, la citta' piu' grande dell'isola, a Kuta, scaricandomi direttamente nel cuore del frenetico e affollato centro turistico mondiale.
Bali e' diversa, unica, affascinante. L'Indonesia e' un paese musulmano ma l'isola di Bali e' di religione induista; se gli indonesiani sono gentili e cordiali, i balinesi lo sono ancora di piu'. Giorno dopo giorno l'isola rivela i suoi molteplici aspetti, quelli di un posto... fantastico.
Ho noleggiato uno scooter per potermi muovere in liberta'. Nonostante l'isola sia minuscola se paragonata a Sumatra o al Borneo, le principali attrazioni turistiche sono comunque separate una cinquantina di km l'una dall'altra.
I primi giorni li passo a Legian, nel sud dell'isola, a pochi passi da Kuta, nella bolgia balneare. La spiaggia e' lunga, bellissima, con onde di media altezza che si infrangono capricciose sulla battigia; un ottimo posto per fare i primi passi su una tavola da surf. Sono giornate oziose, tra bagni, letture, tramonti infuocati e serate a sudare in caldi e affollati locali notturni insieme a tanti australiani allo sbaraglio e muscolosi surfisti.
A sud di Kuta la spiaggia lascia il posto alla costa frastagliata della penisola di Bukit che termina nello splendido promontorio di Ulu Watu. Qui la forza dell'oceno indiano si scontra contro nere roccie vulcaniche; alte e poderose onde rumoreggiano continuamente contro le scogliere. Nel punto dove il mare incontra la terra i balinesi hanno costruito un tempio, in alto, sopra le onde, sulla cima di questo magico promontorio. Un posto emozionante, carico di energia, dove l'occhio non trova riposo. A poca distanza dalla ruvida roccia, intrepidi e cazzuti surfisti sfidano onde molto piu' alte di loro. Mi ritrovo totalmente immerso nella affascinante bellezza del luogo, tanto da ritornarci più volte nel corso della permanenza sull’isola.
In direzione opposta rispetto alla penisola di Bukit si trova invece Ubud, una cittadina quasi al centro dell'isola. Lussureggiante vegetazione tropicale, umidita', risaie e templi sono le caratteristiche di questa zona. E' la capitale culturale dell'isola, il buen retiro di artisti, soprattutto pittori, di fama internazionale. Ogni giorno le serate si riempiono con i suoni e i colori di danze e spettacoli teatrali tradizionali. Rispetto alla frenesia di Kuta qui ci si ritrova catapultati in una nuova dimensione, dominata dalla tranquillita'. Moltissime catene alberghiere di lusso hanno costruito resort a Ubud; splendide costruzioni celate dalla vegetazione dove zelante personale in livrea si occupa della cura del corpo e della mente dei propri clienti: trattamenti di bellezza, terapie di vario genere, meditazione, yoga, corsi di pittura e di cucina. Qui puo' capitare di perdersi tra le risaie, come e' successo a me, e di vedersi indirizzati sulla strada corretta da una anziana contadina che in cambio della cortesia non chiede nulla se non un sorriso. Ubud e' magnetica: le atmosfere e la gentilezza degli abitanti potrebbero attirare per settimane.
Percorrendo in scooter le strade di questa zona ci si imbatte spesso in processioni religiose: lunghe file di balinesi vestiti in abiti tradizionali - uomini, donne, bambini - portano offerte al tempio, tra musiche e profumati incensi. Spettacoli ai quali non si resta indifferenti. Le donne dai lunghi e lisci capelli neri, con i fiori tra le ciocche, sembrano uscite direttamente da un quadro di Gaugin. La religione e' un aspetto costantemente presente nel quotidiano di Bali; le offerte di fiori, frutta e le bacchette di incenso punteggiano gli ingressi di case e negozi.
Le mie esplorazioni dell'isola mi portano poi sulla costa est, ad Amed, un grazioso villaggio di pescatori. Qui il paesaggio è caratterizzato da una successione di piccole calette di sabbia nera, palme da cocco e dalle tipiche imbarcazione da pesca di legno laccato bianco: i trimarani. I villaggi sono minuscoli e si alloggia in bungalow direttamente sulla spiaggia oppure in alto sulle scogliere. La temibile cima del Gunung Agung, un vulcano attivo, veglia su questa costa; le ripide pendici del suo cono si gettano a capofitto fino a toccare le acque cristalline del mare. Poco lontano da una delle spiaggie di Amed mi immergo e scorgo il relitto di una vecchia nave da guerra giapponese. E' ormai quasi interamente sommersa dalla sabbia, ma quel poco che spunta e' meravigliosamente tempestato di coralli. Centinaia di pesci colorati giocano a nascondino tra le pieghe di metallo arruginito e una stella marina si muove lenta sul fondo sabbioso.
Alla sera, seduto sotto la veranda del mio bungalow ascolto i rumori del mare e mi lascio accarezzare da una fresca brezza. Il mio soggiorno a Bali non e' ancora terminato ma nella mente si affollano gia' i ricordi dei molteplici volti di questa terra: il traffico asfissiante di Denpasar e Kuta, i templi battuti da mare e vento a Ulu Watu e Tanah Lot, le danze e le processioni religiose di Ubud, le torride notti in discoteca, le spiaggie, le onde, la lussureggiante vegetazione tropicale, i sorrisi dei balinesi, il dolce profumo dell'incenso. Bali e' tutto questo. Turismo, misticismo, rifugio tropicale, surf, arte. Fantastica.
Rene'

domenica 13 luglio 2008

Cime tempestose

Il viaggio da Jepara (la citta' dove vivono gli svedesi) a Probolinggo e' un perfetto esempio di "spostamenti lenti in pullman" in Indonesia. Un altro... Penserete voi. E' la regola... Rispondo io. Impiego quasi 13 ore per fare 250km di strada. Sfiancante. Il fatto di trovarsi su Java, l'isola piu' popolata del paese, non ha fatto altro che peggiorare le cose.
Il bus, senza aria condizionata, e' stipato all'inverosimile e, come tradizione, non ha punti di sosta fissi ma si ferma quando qualcuno vuole scendere o salire. E non ci sono solo passeggeri. Per lunghi tratti si e' in compagnia di gruppi di ragazzi che cercano di raccattare qualche soldo suonando la chitarra o vendendo bibite, arachidi e snack vari. Come unico straniero sul bus vengo subissato dagli "hello mister!" degli indonesiani.
Arrivato a Probolinggo mi faccio scaricare di fronte ad un hotel, sulla strada principale, e mi sistemo in una camera economica.
Il giorno successivo prendo un taxi collettivo (pulmino) e salgo a 2000m fino ai bordi del cratere del vulcano Bromo. E' una delle principali attrattive turistiche di Java e ci sono parecchie guesthouse nel piccolo villaggio ai margini della caldera.
L'aria fredda e una sveglia puntata alle 3.30 mi costringono a letto presto. Quando lo squillo del cellulare mi rianima mi trovo alle prese con una spasmodica ricerca di vestiti caldi: camicia, maglione, cappellino di lana, persino la giacca invernale. Sembro in procinto di partire per una spedizione alpina.
Mi butto in strada alla ricerca di un passaggio per il punto panoramico dal quale ammirare l'alba, posto a 2600m di altezza. Di fronte alla guesthouse, c'e' un gran movimento di jeep e 4x4 ma i veicoli sono gia' tutti pieni. In lontananza addocchio un ragazzo indonesiano in sella ad una moto. Appena mi avvicino mi offre un passaggio. In moto? Ma è sicuro? chiedo. No problem mister, mi rassicura. Negozio la tariffa e salto su. La strada scende all'interno del cratere: e' buoio pesto, fa freddo e c'e' una nebbia che impedisce di vedere a piu' di 10m di distanza. La carreggiata e' una striscia di sabbia nera, vulcanica. Ci si muove in difficolta'. Il ragazzo deve mettere giu' i piedi un paio di volte e fermare la moto perche' le route si bloccano nella sabbia finissima. Inizio a dubitare che ce la faremo. Ieri pomeriggio, ad occhio, il cratere mi sembrava largo almeno 2 o 3 kilometri. Ad un certo punto la strada inizia a salire. Stiamo lasciando la caldera e abbiamo iniziato ad arrampicarci su uno dei bordi. La bianca nuvola di vapore acqueo e zolfo lascia il posto ad una volta celeste serena illuminata dalle ultime stelle della notte. La pelle del viso ha perso sensibilita' e ho la fronte e le sopracciglia imperlate di freddissime gocce d'acqua. Cerco di nascodermi quanto piu' possibile dietro il corpo del guidatore, per minimizzare l'impatto dell'aria gelida.
Dopo una interminabile serie di tornanti raggiungiamo, infine, il parcheggio del viewpoint. Mi sparo un caffe' bollente e mangio un pacchetto di wafer che avevo nascosto nella giacca. Sono le 5 e siamo prossimi all'alba.
Il punto panoramico e' gremito di persone. Qualcuno si e' lasciato ingannare dalla latitudine equatoriale e si aggira in pantaloncini e sandali; cerca di non darlo a vedere, ma sta soffrendo terribilmente. A 2600m di quota fa freddo in tutto il mondo, soprattutto se non e' ancora sorto il sole.
Il primo spicchio strizza l'occhio alle 5.30, illuminando progressivamente la caldera e le pendici del vulcano. E' una vista spettacolare. All'interno del cratere ci sono altri due coni vulcanici, di dimensioni minori, di cui uno attivo. Il denso fumo bianco che esce dalla sommita' e' un flusso inarrestabile. In lontananza, ben oltre il largo cratere del Bromo, il cono perfetto di un altro vulcano si innalza oltre i 3000m. Ogni dieci minuti, con la precisione di un orologio svizzero, spara delle boffate di fumo nero che, salendo verso il cielo, prendono la forma di un fungo.
Il paesaggio e' surreale. Il cratere del Bromo e' ancora ricoperto da una fitta nuvola bianca, che nasconde la distesa di sabbia nera; di tanto in tanto la nuvola, come l'acqua di un bicchiere riempito fino all'orlo, trabocca e si riversa sul villaggio ai bordi del cratere. Le punte dei due piccoli vulcani, al centro, spuntano dalla bianca distesa; la spessa fumarola di zolfo sale in verticale verso il cielo e in lontananza un alto vulcano, dai ripidi pendii, veglia sul panorama. Se si esclude il verde dei campi e della foresta che circondano il cratere del Bromo si potrebbe avere la sensazione di essere atterrati su un pianeta nello spazio. Il nero e il grigio sono i colori predominanti di questo paesaggio.
Non sono disperso nell'universo; sto semplicemente ammirando un altro aspetto della tumultuosa, selvaggia, viva e imprevedibile terra indonesiana.
Rene'

mercoledì 9 luglio 2008

Viaggio al centro di Java

Imperativo: lasciare Jakarta; allontanarsi; dimenticare. Recarsi a Jodja e immegersi nella citta' universitaria piu' grande dell'Indonesia. Cultura, dopo la follia.
Ritorno ad un ritmo piu' consono al viaggio: sveglia di buon ora e sightseeing prima che le temperature tropicali rendano insostenibile ogni spostamento. Passo giorni tranquilli a scoprire bellezze architettoniche come la stupa di Borodbur (la stupa buddista piu' grande al mondo) e le rovine dei templi induisti di Prambanan, seriamente danneggiate da un recente terremoto.
Mi trovo al centro dell'isola di Java e, al contrario di Jakarta, la regione e la citta' di Jodja sono ricche di attrazioni turistiche: palazzi reali, musei, spettacoli culturali, esibizioni di artigianato. Di sera le strade di Jodja si riempiono di studenti universitari e scolaresche in gita, che si mischiano ai turisti nella frenetica ricerca di economici souvenir. Ristorantini ambulanti, bancarelle e riscio' a pedali affollano ogni spazio libero e l'aria, gia' umida di suo, si carica ulteriormente di odori e sapori.
La citta' di Solo, a 1 ora di treno da Jodja, non ha lo stesso appeal della sua illustre vicina, ma vale comunque una visita per ammirare le piantagioni di the e i templi induisti che caratterizzano le verdi colline a est dell'abitato. Sull'isola di Java immergersi nella natura per scoprire angoli incontaminati non e' altrettanto facile come nella selvaggia e immensa Sumatra: la densita' della popolazione e' molto alta e sull'isola si contano oltre 120 milioni di abitanti.
Raggiungo poi la costa settentrionale dell'isola e mi fermo a Jepara dove incontro gli imprenditori svedesi, padre e figlio, conosciuti a Singapore. La zona pullula di mobilifici e saloni d'arredamento; dev'essere la Brianza dell' Indonesia. Ho giusto il tempo per passare una notte perche' il mattino successivo sono gia' su un battello in direzione dell'arcipelago di Karimunjaya, una delle poche zone ancora inesplorate di Java. Gli svedesi mi ospiteranno al loro resort!
Il vecchio traghetto, arrugginito dagli anni e dalla salsedine, arranca in un mare abbastanza mosso. Resto ancorato per 6 ore alla mia poltroncina, incapace di alzarmi, camminare e mangiare. Prima di arrivare nel resort di proprieta' degli svedesi devo ancora sorbirmi oltre 1 ora di trasferimento su una barca di legno, lunga una decina di metri. Disteso sul tetto, insieme ad un gruppo di operai diretti al resort, scruto le prime stelle di questo caldo crepuscolo nei mari del sud.
Arrivato sull'isola, privata, vengo sorpreso dal lusso di una struttura alberghiera a 5 stelle. Nel mio bungalow a pianta ottogonale, all'ombra di palme da cocco, c'e' l'aria condizionata, la TV via satellite, un grande letto matrimoniale e il bagno con l'acqua calda. Al ristorante c'e' gia' un piatto caldo e una birra ghiacciata che mi aspettano; accoglienza regale!
Il giorno dopo mi metto a curiosare nei paraggi. In meno di 1 ora ho percorso l'intera circonferenza dell'isola e ho potuto appurare che, oltre a Lax - il proprietario - suo fratello e un gruppo di operai, sull'isola ci sono solo io! Il resort e' ancora chiuso e l'attivita' di manutenzione e' frenetica in vista della prossima riapertura.
Trovarsi da soli su una minuscola isola tropicale: paradiso o trappola? Probabilmente la risposta e' legata al periodo di permanenza. Nel mio caso, restandoci solo 2 per giorni, le sensazioni sono estremamente positive. Un tramonto infuocato, come le zanzare che mi massacrano le caviglie, ha chiuso una giornata oziosa, talmente oziosa che il primo bagno l'ho fatto alle 4 del pomeriggio. Mi sono immerso nei pressi del molo, circondato da un branco di sardine; ho nuotato tra migliaia di esseri luccicanti che si muovevano in perfetta sincronia: stupefacente.
Alla sera un'altra ottima cena, insieme a Lax e suo fratello. Un unico rammarico: l'indomani e' gia' previsto il rientro a Java. Arrivederci al Kura Kura Resort (www.kurakuraresort.com).
Rene'