martedì 18 novembre 2008

In auto fino a Melbourne

La macchina di Lorenzo e' una Mitsubishi Magna. Una berlina bianca con il bagagliaio e i sedili posteriori strapieni di roba; l'assetto, di conseguenza, e' molto ribassato. Gli ammortizzatori, mi spiega Lorenzo, hanno da tempo smesso di fare il loro lavoro. Ogni buca, ogni avvallamento della strada, e' una botta secca. L'acquisto dell'auto a Darwin e' stato un affarone: 1200 dollari australiani; difficile trovare qualcosa a meno. Il mezzo deve arrivare fino a Sydney e ce la fara'. Lorenzo ne e' convinto. Lo sono anche io.
Il primo tratto del viaggio ci porta a sud di Perth, nella zona di Margaret River, nota per la produzione di vino e le onde da surf. Viaggiamo veloci e piu' di una degustazione non ci scappa. Nel corso della prima notte facciamo conoscenza con quella che sara' una costante del nostro viaggio: la pioggia.
L'indomani e' il giorno delle scalate: su per il faro di Augusta, sulla punta sud-ovest dell'Australia, dove l'Oceano Indiano incontra il Southern Ocean; e gli alberi giganteschi di Pemberton (i karri), spazzati dal vento. Quest'ultima, e' una ascesa da brivido; una scala a chiocciola, ottenuta piantando dei tondini di ferro nella corteccia degli alberi, permette di raggiungere una piattaforma di osservazione a 60 metri, sulla cima dell'albero che, il vento, fa oscillare paurosamente. Confesso che mi tremavano le gambe.
Continuiamo a seguire la linea della costa, rincorsi dalla pioggia. Ora siamo a Esperance, che si vanta di avere le spiaggie piu' belle dell'Australia. Le ho viste al mattino, con una tazza di the in mano mentre un timido sole cercava di farsi strada tra le nuvole ed il mare increspato spumeggiava sulla spiaggia di sabbia bianca. Non ho ancora visto abbastanza dell'Australia per decretare che questi siano i litorali piu' belli. Intanto ne faccio un'istantanea mentale.
La traversata da ovest a est ci porta poi sui lunghissimi rettilinei del Nullarbor Plain: la piana senza alberi; un deserto di cespugli rinsecchiti, sabbia e polvere. Qui si trova il tratto di strada senza curve piu' lungo dell'Australia: 146km. Un cartello ci ammonisce di fare attenzione a canguri, cammelli e wombats. Non ne vedremo. Ci accorgiamo invece dell'innalzamento del prezzo della benzina. Dagli 1,40 dollari di Perth siamo gia' passati agli 1,90 e passa. Per migliaia di km non incontriamo paesi ma solo roadhouses a un centinaio di km l'una dall'altra. Ci si ferma per il rabbocco di benzina, una pisciata e, se si e' in vena di spese, un gelato.
La costa sud dell'Australia e', per lunghi tratti, una spettacolare scogliera. Qui, nella stagione giusta, si avvistano le balene con i loro piccoli intenti a farsi i "muscoli" prima della grande traversata verso i mari dell'Antartide. Si vedono a occhio nudo, dalla costa, perche' sono proprio li vicino, ad una cinquantina di metri da te.
Poi, con uno stacco netto, le alte scogliere lasciano il poste a delle enormi dune di sabbia dorata dalle dimensioni sahariane. Io e Lorenzo prima le scaliamo e poi ci mettiamo a tirare calci volanti saltando da una parte all'altra della cresta. In cima ad una duna di sabbia tutti torniamo per un attimo bambini.
Al passaggio di Stato - dal West al South Australia - consegniamo alcune cipolle e una manciata di aglio: leggi di quarantena vietano infatti l'introduzione di frutta e verdura.
Sulla penisola di Eyre dirotto Lorenzo verso l'unica colonia di leoni marini del continente australe (le altre colonie sono su isole al largo della costa). Giungiamo al posto dopo kilometri e kilometri di strada sterrata. Povera Mitsubishi, messa a dura prova dall'impervio terreno; ma al parcheggio lei e' a testa alta, unica tra un esercito di jeep 4x4. Questa giornata si conclude con l'accampamento piu' scenico del viaggio: siamo in cima ad una collina, con vista su un braccio di mare, le luci di Port Augusta che si perdono in lontananza, a ridosso della cresta di cime delle montagnose Flinders Ranges .
Una mezza giornata di guida e siamo gia' ad Adelaide. Qui cambiamo una gomma (la traversata del Nullarbor Plain ha lasciato il segno) ed esploriamo la vicina regione vinicola della Barossa Valley, la piu' antica e famosa dell'Australia. In breve tempo visitiamo 4 cantine e degustiamo 24 vini. Dire che siamo euforici e' poco. D'un tratto le colline della Barossa ci sembrano quelle del Chianti e le australiane che incrociamo improvvisamente tutte fighe. E' l'effetto del vino su due che sono stati troppo a lungo lontani dall'Italia.
Dalle stelle alle stalle. L'accampamento notturno al parco nazionale di Coorong e' bestiale. Siamo su una fetta di terreno a ridosso di una laguna. Oltre le acque solo una fila di dune e poi il mare. Il posto e' infestato da insetti e zanzare. Siamo costretti a montare la parte interna della tenda (la zanzariera) e a nasconderci dentro per cucinare e mangiare. Roba da contorsionisti.
Prima di arrivare nello stato di Victoria e spostare le lancette dell'orologio avanti di mezz'ora, facciamo una foto ricordo sotto l'aragosta gigante (una statua) di Kingston. Una delle tante pacchianate turistiche nelle quali ti puoi imbattere in Australia (c'e' anche il Koala gigante, la banana gigante, l'ananas gigante, la carrucola gigante... continua...).
Abbiamo viaggiato soli per una decina di giorni, nelle enormi distese australiane, nel vuoto, lungo sterminati rettilinei, a salutare ogni macchina che incrociavamo. Noi, con solo vento, pioggia e polvere a farci compagnia. Ora, con Melbourne alle porte, abbiamo tanta gente intorno e ci sembra strano. Ai 12 Apostoli c'e' un andirivieni continuo. I possenti faraglioni si trovano lungo una delle maggiori attrazioni turistiche del Paese: la Great Ocean Road. Di Apostoli ne saranno rimasti ormai solo sette o otto, sempre spettacolari, costantemente flagellati dalle onde, precari, sul punto di crollare, da un momento all'altro. I display informativi del Visitor Center gia' lo dicono: un giorno non ci sara' piu' nessuno dei 12 Apostoli. Quel giorno l'ufficio marketing dell'ente turistico australiano annuncera' che gli Apostoli sono risorti altrove, magari lungo le coste inesplorate del Western Australia o a pochi passi da Sydney. Geni della promozione. E la gente abbocca; in massa.
4 ottobre 2008. Una Mitsubishi Magna bianca, insieme a tante altre auto percorre l'autostrada da Geelong a Melbourne. Meno 80, meno 50, meno 30 kilometri. Piove, c'e' nuvoloso e fa freddo. La skyline di Melbourne sbuca dalla foschia.

Una volta in citta' ci stabiliamo in un campeggio nel quartiere periferico di Coburg.
Sono arrivato a Melbourne, dopo quasi 15 mesi di viaggio, ma non e' ancora tempo di tirare conclusioni.
Rene'

mercoledì 5 novembre 2008

A Perth e Freemantle

Perchè Perth non mi impressiona? E' una città molto nuova. C'è un centro relativamente compatto fatto di grattacieli ed edifici commerciali con due strade pedonali sulle quali si affacciano i negozi. A piedi si gira il tutto in un' ora e gli edifici “storici”, quelli con piu' di 100 anni si devono cercare con molta attenzione. Sono stato una volta in centro di notte, al cinema: la sala era mezza vuota e le strade, di giorno affollate di colletti bianchi, erano deserte. Le serate, ho poi capito, non si passano qui ma a Northbridge, una breve passeggiata dal centro, dove c'e' un'alta concentrazione di ristoranti e pub giganteschi. Le licenze per la vendita di alcolici sono infatti molto care nello Stato del Western Australia e ciò spiega le dimensioni dei locali: piu' gente ci sta dentro, piu' drink si vendono. Oltre i confini del centro e di Northbridge si estende il resto della citta': una successione di villette unifamigliari con giardino, centri commerciali, impianti sportivi e parchi. Nel complesso, parecchio impersonale. Tenendo conto che a Perth vivono alcuni milioni di abitanti la cosa fa si che la citta' si espanda su una superficie impressionante, mettendo in mostra quello che è il lifestyle dell' australiano medio: casa, giardino, barbeque, pick-up e, se le finanze lo permettono, barca.
A Perth mi congedo da Arthur, che riprende il viaggio in macchina verso Sydney, e mi vedo con Andrea, un amico di Como, che lavora da alcuni mesi alla University of Western Australia. Un incontro molto gradito! Posso pernottare nel soggiorno del suo appartamento e mi godo un po' di privacy dopo settimane di vita d'ostello. Passiamo serate a chiaccherare, cucinare, bere birra e vino rosso. Si tirano facilmente le ore piccole, noi, gli unici a tenere la luce accesa in una citta' che va a letto presto e si sveglia alle 5 di mattina per fare jogging. Perth, mi spiega Andrea, e' cosi: grande, efficiente ma ancora molto provinciale. Cosi alla sera, in cerca di un po' di movimento, andiamo a Freemantle, una cittadina ormai inglobata da Perth, sul mare, a 30 minuti buoni di treno dal centro. Qui si respira un'aria piu' libertina, aperta e creativa, data dal fatto di essere centro portuale e casa di artisti e spiriti liberi. A Freemantle inoltre c'e' il birrificio della Little Creatures, che produce birre di ottima qualita'. Accanto allo stabilimento hanno costruito una grande dining hall dall' accattivante aspetto industriale. Oltre enormi vetrate si ha l'impressione di poter quasi toccare le luccicanti cisterne e le tubature che processano il liquido ambrato.
Con Andrea passo una settimana intera prima di stabilirmi a Freemantle e tornare alla vita, spersonalizzata, dell'ostello. Una scelta dettata, oltre alla vicinanza del birrificio, dalla maggiore personalita' del posto rispetto alla sensazioni anonime, piatte, percepite a Perth. Snocciolo così le giornate di un'altra settimana, tra librerie, cappuccini e DVD all'ostello. L'esperienza piu' attiva che mi concedo e' una gita in barca di 2 ore ad avvistare balene. È bello vederle così da vicino, a breve distanza dallo scafo, anche se i basculamenti causati da un mare capriccioso danno filo da torcere al mio stomaco. La cosa mi indispone al punto da non riuscire a scattare foto. Un peccato.
Finalmente arriva Lorenzo, conosciuto a Darwin alcuni mesi fa, che, con la sua macchina, si e' appena sparato tutta la West Coast. Con lui mi appresto a coprire l'ultima tratta del mio viaggio; la meta, Melbourne, e' ormai in vista.
Rene'