venerdì 30 maggio 2008

Ritorno in Malesia

Malesia, villaggio di Cherating. Torno da Singapore con i ricordi delle serate con Teo, una nuova macchina fotografica e un visto di 60 giorni per l'Indonesia.
Cherating si trova lungo la costa est malese, nei pressi di una lunga spiaggia di sabbia bianca dove, occasionalmente, vengono a deporre le uova delle grosse tartarughe. E' un posto molto tranquillo dove mi fermo per alcuni giorni in totale relax. Ci sono pochissimi viaggiatori stranieri e la spiaggia e' per lo piu' frequentata da malesi. Ho quindi l'occasione di osservare come ci si comporto al mare in un paese musulmano. Per i bambini non ci sembrano essere regole particolari: gli ho visti da interamente vestiti a completamenti nudi. Gli uomini, solitamente, sono in t-shirt e bermuda mentre le donne sono interamente vestite con abiti tradizionali, velo incluso, e in questo modo fanno pure il bagno! Zero esposizione di parti corporee al sole. Non mi aspettavo un atteggiamento tanto conservatore in spiaggia...

You are in the jungle baby...

Da Cherating mi sposto verso ovest e raggiungo l'interno del paese, il cuore della penisola malese. Qui si trova il rinomato Taman Negara National Park: un fazzolettone di foresta pluviale primaria popolato da tigri, elefanti e rinoceronti asiatici, serpenti e un sacco di insetti. Il quartier generale del parco lo si raggiunge al termine di 2 ore di longboat (stretta e lunga imbarcazione di legno) lungo un tortuoso e largo fiume dalle acque marroni; nell'insieme, fa molto "avventura amazzonica".
Che siamo nei pressi di una giungla ci vuol poco a capirlo; basta dare una occhiata alla vegetazione, impenetrabile, che lambisce il fiume; messaggio rinforzato una sera mentre cerco di prender sonno nel mio bungalow: un urlo terrorizzato al femminile; chissa' cosa avra' visto... spero non un serpente. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci.
Non ho ancora avuto occasione di esplorare una foresta pluviale e sono molto curioso. Decido quindi per un 2 giorni con 1 notte in un rifugio nella giungla. Parto con un piccolo zaino contenente 2 set di abiti (uno da utilizzare di giorno e uno per la sera), 3 pacchetti di riso in bianco per i pasti, da abbinare alle scatolette di tonno, piu' una confezione di biscotti e del succo d'arancia per la colazione. La prima giornata e' leggera. Risalgo il fiume in barca per 1 ora fino a raggiungere un gruppo di bungalows, ora in disuso, appartenenti alle autorita' del parco. Saluto il barcaiolo, ispeziono con lo sguardo le capanne di legno quasi completamente risucchiate dalla vegetazione, poi mi concentro sul sentiero che, di fronte a me, sparisce nella giungla. Sono solo.
Il percorso fino al bun-bun kanbun, il mio rifugio per la notte, e' fangoso ma non troppo difficoltoso. Dopo 5 minuti di cammino sono gia' bagnato fradicio con sudore che gocciola da tutte le parti. Gli alberi intorni a me sono altissimi e le fitte chiome formano un tetto naturale che blocca i raggi del sole e costringe il sottobosco in una scura penombra diurna. Circondati dalla vegetazione si perde facilmente il senso della direzione; non si capisce se si stia andando a est, a ovest, a nord o a sud; non ci sono punti di riferimento da seguire e se ci sono, non si vedono; servirebbe una bussola o quell' innato istinto per l'orientamento possieduto da chi e' nato e vive da queste parti. Io mi limito a seguire il sentiero, sicuro che, prima o poi, trovero' il rifugio. Ci arrivo dopo 1 ora e mezza e un paio di chilometri. E' una piccola casa, costruita su 4 piloni di cemento alti oltre 2 metri. All'interno ci sono 2 file di 4 letti a castello, senza materassi, e uno dei lati della camerata ha una grossa apertura che da su una piccola radura all'interno della foresta. Scelgo uno dei 16 letti, ci poggio la mia roba, mangio una razione e poi decido di esplorare i paraggi. Seguo il sentiero dal quale sono venuto e mi addentro ancor piu' nella giungla. Il rumore degli insetti fa da sottofondo ai miei passi. Uno zzzzzzzz costante e continuo. Ascolto ma non riesco a vedere da dove proviene il suono. La stradina inizia a salire e scendere, attraversa piccoli torrenti e si fa via via fangosa. Quando le scarpe iniziano a sprofondare fino alla caviglia decido di tornare indietro. Sul tronco di un albero caduto mi fermo ad osservare una colonna di formiche; e' una autostrada a 8 corsie. Oltre alle formiche che si muovono ci sono 2 file, ai lati della colonna, di formiche che pattugliano, immobili, il flusso delle altre. Non ne avevo mai viste cosi tante in movimento. Lo stupore viene interrotto da un prurito alla schiena. Infilo la mano sotto la schiena, gratto, e la ritiro. Insanguinata! Sanguisughe, cazzo!
Ritorno al capanno e sfrutto la presenza di una cisterna di acqua sul tetto per farmi una doccia. Denudatomi scopro con orrore delle macchie di sangue sulle mutande. Ai miei piedi si muove una sanguisuga: c'e' l'avevo sulle chiappe! Ahhhh! Mi avvento sull'essere, ingrossato di sangue, e lo brucio con l'accendino.
Piu' tardi, nel pomeriggio, arriva una coppia di trekker olandesi insieme ad una guida del posto. Non passero' la notte da solo. Meglio cosi. I rumori della giungla stavano iniziando a rendermi paranoico.
Ceniamo e restiamo a lungo a fissare la giungla dall' apertura del capanno ma, oltre ad un uccello dalle piume colorate, non vediamo nulla.
Il mattino successivo mi sveglio indolenzito da una nottata sul legno. E' previsto il ritorno al quartier generale - 12 km di giungla - e mi aggreghero' agli olandesi; da solo non lo avrei fatto. Oggi la giornata e' tosta. Per prima cosa, vanno rimessi i vestiti, ancora umidi, di ieri. Poi c'e' il sentiero: fangoso, a tratti ripido e scosceso.
Le scarpe sono ormai mimetizzate con il terreno e la quantita' di sanguisughe e' impressionante. Stanno li in attesa, sulle foglie morte in mezzo al sentiero, e, quando sentono dei passi, si rizzano attacandosi alle suole delle scarpe. Da qui iniziano a salire, velocemente, sulle gambe in cerco di uno spiraglio nel quale infilarsi per raggiunger la pelle e iniziare a succhiare. Ne ho addosso in continuazione e ho da tempo smesso di osservare la giungla per concentrami sulle gambe e sulla mia personale guerra contro le bestiaccie. Praticamente passo il tempo a staccar sanguisughe dal corpo e la cosa non fa che innervosirmi. Umidita' opprimente, sudore totale, vegetazione soffocante e tonnelate di fango non sono abbastanza? No! Non sembra esserci fine alle insidie della giungla; e' proprio un ambiente ostile! Gia', dimenticavo... abbiamo visto anche una vipera. Quindi, in due giorni, l'unico animale che vedo, oltre all'uccello colorato, e' un rettile che potrebbe uccidermi! Forse sono gli animali a osservare me e non io a scorgere loro; io vedo solo verde e marrone e sento zzzzzz in continuazione, come la frequenza vuota di una radio.
L'unico momento godibile della giornata e' il pranzo sul greto di un torrente, a petto nudo, i piedi nell'acqua e senza sanguisughe.
Giungo al quartier generale del parco alle cinque del pomeriggio, al termine di un massacrante, fangoso sali-scendi, con una certezza: la giungla non e' il mio posto.

Rene'

5 commenti:

Anonimo ha detto...

certo, dopo la baldoria in thailandia, questo era tutt'altra musica, neh?
aspettiamo i prossimi racconti dalle Isole Indonesiane.
ciao ciao da Ela/ ma+pa.
Ti saluta tanto Angiola

Anonimo ha detto...

Esatto!!Hai vinto un week end gratis a Parma inclusa cena dal Belo. Pensavo che la cucina orientale t'avesse fatto dimenticare certi sapori emiliani... Quando pensi di tornare in Italia?? Ne hai voglia?? Anche se in questi mesi non mi sono mai fatto vivo ogni giorno un piccolo pensiero cadeva puntualmente su di te e sulla tua splendida esperienza!!! CHE CULOOOOO

Anonimo ha detto...

P.S. Una curiosità: ma con le guide come hai fatto?? Ti 6 portato a dietro una miriade di libri?? Li compravi strada facendo sbarazzandotene di volta in volta?? Hai approfittato dell'incontro con i tuoi per caricarli della biblioteca del viaggiatore?? Fin'ora c'è uno stato che preferisci rispetto agli altri?? Vorrei farti un milione di domande!!! BIG RENE'

René van Olst ha detto...

sono partito con parecchie guide nel sacco (asia centrale, cina, pakistan, india). le abbandonavo quando lasciavo il paese e le scambiavo con quelle per i paesi successivi; c'e' un certo mercato dell' usato per le guide. quando torno? aspettati una telefonata prima o poi... mi mancano un sacco i prosciutti e i "primi" del Belo!

Anonimo ha detto...

W la Ferrari!
Sborone