martedì 20 maggio 2008

La fredda ed efficiente Singapore

Un gigantesco edificio grigio, incrocio tra un casello autostradale e un autogrill sopraelevato: e' cosi che si presenta la dogana di Singapore, la citta' modello, tecnologica, efficiente, all'avanguardia, perfetta. Un cambio brusco, dopo l'allegra confusione delle altre metropoli del sud-est asiatico. Non c'e' nulla fuori posto. Tutto e' frutto di meticolosa programmazione. Vietato sputare per terra, attraversare la strada al di fuori delle striscie pedonali, masticare cicche, mangiare e bere sui mezzi pubblici, compiere atti osceni in luogo pubblico (un passionale bacio alla francese...): fioccano multe salate, da oltre 200 euro. A volte ho la sensazione di trovarmi in un terminal aeroportuale o in un ospedale: la citta' e' fredda, senz' anima. E' questo il prezzo da pagare per vivere in un luogo perfetto? Di centri commerciali e shopping malls ne basterebbe la meta' e il quartiere di Chinatown, bello pulito e ordinato, e' piu' roba da Disneyland.
Al Museo d'Urbanistica non nascondono l'obiettivo per il futuro prossimo: vogliamo essere la prima citta' al mondo per qualita' della vita; il luogo migliore per vivere, lavorare e divertirsi. Mentre all' Asian Civilizations Museum una didascalia accanto ad una vecchia foto di Singapore non esita a criticare l'eccessiva ricerca di modernita' che, a colpi di ruspa, cancella la storia della citta'.
Di Singapore apprezzo i food court, le arene gastronomiche: grandi sale al coperto con decine di chioschi che propongono specialita' locali di ottima qualita' (soprattutto cinesi) a prezzi accessibili. Meno godibile e' stato il tempo: 5 giorni di acquazzoni ad intermittenza; niente di anormale: dopotutto la citta' accarezza la linea equatoriale ed il clima e' classificato come "hot & wet". Tutto l'anno.

The Ball Room

A Singapore e' tempo di fiere e di incontri! Teo e' in citta' per il Salone del Mobile ed e' un grande piacere ritrovarsi con un amico dall'Italia.
Come d'incanto mi tolgo i sandali, infilo le scarpette rosse e da cenerentolo-viaggiatore mi trasformo in businessman per la gran serata del Ballo: e' la festa della Fiera, la cena degli espositori.

Il luogo: un grande salone presso un centro convegni. Un centinaio di tavoli da 8 persone. Al nostro, oltre a me e a Teo, c'e' una famiglia di Singapore (padre, madre e 2 figlie al seguito), due vietnamiti e una coppia di svedesi, padre e figlio, residenti in Indonesia. Il menu e' quasi nuziale; molte portate alternate a momenti di intrattenimento su un ampio palcoscenico. Tentiamo un approccio con le subitodue figlie ma dai lampi che saettano dagli occhi della madre capiamo che non e' cosa. Attacchiamo quindi bottone con gli svedesi ed entriamo subito in sintonia, complice la proverbiale efficienza singaporegna, nella fattispecie impersonata da camerieri super-attenti che non permettono mai al livello delle nostre birre di scendere oltre la meta' del bicchiere. Rotto il ghiaccio trovo pure il tempo per cimentarmi in un gioco sul palco: gara di ballo sulle note degli Earth, Wind & Fire; in palio una bottiglia di Dom Perignon. Purtroppo non supero la fase eliminatoria, ma in compenso conquisto le simpatie del tavolo.
Dopo quasi 3 ore, alle undici passate, la cena sta volgendo al termine. Cala il sipario sul palcoscenico e alcuni commensali iniziano ad abbandonare la festa; e' lunedi sera, dopotutto. I primi ad alzarsi dal nostro tavolo sono i componenti della famiglia di Singapore, seguiti a ruota dai vietnamiti. Restiamo io, Teo e gli svedesi. I rabbocchi di birra sembrano infiniti e cosi le conversazioni proseguono. Magnus e Lax - gli scandinavi - gestiscono una fabbrica di mobili in Indonesia e, da quanto capisco, possiedono anche un resort su un'isola al largo della costa settentrionale di Java. Mi dicono che devo andare assolutamente a trovarli quando saro' in Indonesia. Ci scambiamo indirizzi e numeri di telefono, appuntati sul biglietto di ingresso alla festa. Intanto intorno a noi si e' fatto il vuoto: tutti i tavoli sono deserti e nella enorme sala ci siamo solo noi 4 e un indaffarato gruppo di camerieri che sta sparecchiando e pulendo cio' che resta del party. Ma il flusso di birra non si arresta. Lax, il padre, finisce alla goccia un bicchiere di birra tiepido, appartenuto a Teo, nel quale naviga un gamberetto. Quasi ci inginocchiamo per l'ammirazione, sia per la performance che per l'ennesimo refill di birra fresca. Ci avviciniamo alle 2: il salone e' ormai pulito, i camerieri stanno finendo di lavorare e al nostro tavolo si parla di pesca d'altura. Spunta un pacchetto di sigarette... Campanello d'allarme. Fumare al chiuso a Singapore? Si rischia grosso! Meglio alzare faticosamente le chiappe e abbandonare barcollanti la festa. All'uscita ci infiliamo sul primo taxi capitato a tiro, verso la prossima tappa. Ci stiamo a malapena: Magnus e Lax sono due belve da oltre un quintale. Il tassista cerca di assumere un tono amichevole per tenere a bada sti 4 sbronzi che gli son finiti nella macchina. Non stiamo piu' parlando, stiamo urlando, mentre Magnus smanetta all'autoradio sotto lo sguardo preoccupato del tassista. Poco dopo... Orchard Towers, per i conosseurs "four floors of whores" e dalla bellissima storpiatura in italiano: orgia towers. Quattro piani di bar zeppi di ragazze. Noi facciamo poca strada ed entriamo nel primo locale a sinistra al pianoterra. Ci saranno non piu' di 10 clienti, tra i quali due signori inglesi che hanno ormai perso qualsiasi inibizione e si stanno agitando intorno ad un palo per la lap dance, e una ventina di ragazze. Anche se si e' in gruppo, una volta entrati in questi locali ci si ritrova irrimediabilmente soli. Gli svedesi sono stati dirottati verso un tavolo da due girls mentre io e Teo siamo da un'altra parte del locale, alle prese con le nostre due nuove amiche. Ci beviamo l'ultima birra della serata e poi salutiamo Magnus e Lax, che quasi non si accorgono della nostra dipartita immersi in chissa' quale conversazione con le ragazze.

Poco distante, seduti sui gradini all'entrata di un altro palazzo, cerchiamo una boccata d'aria fresca in questa calda notte; ridiamo quando concludiamo che "si, davvero, padre e figlio nel locale a luci rosse non si era mai visto"!

Prima di ritornare ai rispettivi alberghi, camminando lungo
Orchard Road
, tra centri commerciali e alberghi di lusso, una prostituta vietnamita incrocia i nostri passi e, puntando un dito verso il McDonald's, esclama: "buy me a sandwich, I am hungry!"
Rene'

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Renè,
mi avevi accennato che i tuoi racconti avrebbero cambiato registro, ma ora devi mettere V.M.14 anni!!!
Yo, Renè, Yo!!

Dani (MI)

Anonimo ha detto...

grande vano..... mitica serata.... ma sei nel resort dei due svedesi adesso???? com'è????? fammi sapere..... TEO B

René van Olst ha detto...

Teo, ci sono stato!
clicca qui http://www.kurakuraresort.com
e' su un'isola privata! mi hanno invitato per 2 giorni, passati a modo loro: serate a tazzar birra!
il resort era ancora chiuso (ora dovrebbe essere aperto), quindi io ero l'unico guest insieme a Lax e a suo fratello che stavano controllando i lavori di manutenzione. fico!

w il prosciutto crudo!!! ha detto...

indovina chi sono...

René van Olst ha detto...

mi devi dare qualche indizio...

w il prosciutto crudo!!! ha detto...

... aggiungo un buon risotto al tartufo e due gnocchetti al gorgonzola... mmmh che bontààà

w il prosciutto crudo!!! ha detto...

sono rimasto ai tuoi racconti del Laos, ma ti stò raggiungendo... Atlante mondiale da una parte e svariate guide Lonely dall'altra non mi voglio perdere un solo km del tuo epico viaggio!!!!Visto che 6 in Indonesia mi permetto di suggerirti di fare una cappatina a Comodo (deliziose lucertoline), Ubud e le risaie a Bali sono quadri di artisti, la vista dei vulcani nel Bromo all'alba e l'inferno giallo del Kawah Ijen(da respirare a pieni polmoni!!!). Miaoooo

René van Olst ha detto...

mmhhhh
mi sa che devo collegarti alla Trattoria Belo di Sala Baganza...