domenica 2 settembre 2007

La polverosa Kashgar

Eccomi in Cina. E' strano dirlo; sembra un paese cosi lontano, cosi orientale, ma la parte occidentale e' molto piu' vicina all' Europa di quanto possa sembrare. Sono in Cina, eppure mi trovo ancora in Asia Centrale, per l'esattezza nella provincia di Xinjiang, la piu' grande della Cina, terra di Uighuri (musulmani) e cinesi Han.
La Cina e' sviluppata: si vede, si percepisce. Finalmente, dopo oltre un mese e mezzo di viaggio mi godo un letto con almeno 5 cm di materasso, soffice e confortevole, dopo avere dormito su assi di legno, materassini in schiuma, letti sfondati e pile di tappeti: una vera goduria. E la mia stanza, che condivido con altre 4 persone, ha un bagno grande, uno specchio di dimensioni normali, acqua calda... Sorrido ripensando alle camminate nei prati, verso le latrine kirghise. C'e' anche la tv: la accendo per caso una domenica sera e mi ritrovo a guardare Inter-Udinese in diretta!
Rispetto agli Stan (Kazak, Uzbek, Kirghiz) vi segnalo anche l'abbondare di luci e rumori che animano la notte, contro il buio, il silenzio ed il vuoto delle strade che ho percorso sinora; l'asfalto contro lo sterrato; l'abbondare di cibo e di pietanze nei ristoranti contro gli scarni menu fatti di 5 portate. Ci sono anche note negative. Il cielo per esempio: un monotono e triste grigio, in parte dovuto al progresso (lo smog e' prodotto dalle industrie e dalla combustione del carbone per generare energia elettrica) e in parte alla vicinanza del deserto di Taklimakan, dal quale spesso si alzano tempeste di sabbia.
Kashgar e' una citta' di quasi un milione di abitanti, in forte sviluppo. L'enorme statua di Mao e i bianchi palazzi cinesi circondano in una soffocante morsa quello che resta della citta' vecchia, ancora in mano agli Uighuri (la minoranza musulmana) e un tempo fiorente oasi lungo la Via della Seta. Passeggiando per le sue strette stradine, libere da auto e motorini strombazzanti, a volte in quasi completa solitudine, si respira un'aria magica, immobile; l'unico contrattempo che ti puo' capitare e' quello di sbattere contro un bambino che ritorna di corsa da scuola. Molte delle piccole case a due piani mantengono ancora degli antichissimi muri in fango; i patii, celati da una tenda, racchiudono una vita domestica tranquilla: ogni tanto si avverte un rumore di stoviglie, di panni che vengono sciacquati o di ciabatte che strascicano. Un salto indietro nel tempo, rispetto alla chiassosa modernita' dei quartieri cinesi della citta', fatti di palazzoni e di grossi viali trafficati ad ogni ora del giorno e della notte.
Kashgar si anima progressivamente con l'avvicinarsi della domenica, il giorno del gran bazaar, quando la citta' cresce di 50 mila abitanti e sopraggiungono compratori e businessman da tutta l'Asia Centrale e dal Nord del Pakistan, attirati dall' abbondare di merce (stoffe, vestiti, elettrodomestici, frutta, ecc.) e di svaghi (discoteche e bordelli per clientela pakistana). In citta' ci sono vari mercati: molto particolare e' quello degli animali, che si svolge in un' ampia piana odorosa, ai margini dell' abitato, dove scalpitano cammelli, asini, cavalli e pecore e dove il motto "dal produttore al consumatore" e' terribilmente vero e sotto gli occhi di tutti. Gomito a gomito, agricoltori commerciano bestiame e macellai danno di accetta su grossi pezzi di carne (beh, anche lo slogan "sangue e merda" potrebbe descrivere bene il mercato).
Ma torniamo alla Kashgar che luccica, alla citta' dei cinesi, quella dei centri commerciali sotterranei, che si sviluppano per kilometri sotto il viale centrale (il viale del Popolo), senza che ci sia una metropolitana che giustifichi, almeno un poco, questo bunker di negozi. Sono entrato in un gigantesco supermercato: i prodotti occidentali si contano sulle dita di una mano; riconosco il dentrificio Colgate, lo shampoo Pantene, le Pringles e le cicche Wrigley; il resto e' un mondo ignoto e pericoloso: vi andrebbe di assaggiare dei "dried vegeterian meat slices"? Poi c'e' il banco-pesce, freschissimo: le carpe nuotano ancora nell' acquario; scegliete voi quella piu' panzuta.
Passo parecchio tempo con Alex, gigante tedesco di Monaco, 35enne simpatico e bonaccione. Ci ritroviamo alla sera, per andare a mangiare al ristorante cinese (sempre lo stesso!) e per scoppiarci alcune birrette. Alex e' gia' in giro da 11 mesi e si appresta a tornare in Germania. La sera predecente il mercato domenicale ci imbattiamo nell'atrio del nostro albergo in un gruppo di camionisti tagiki. Stanno bevendo intorno a un tavolo e ingurgitano un numero impressionante di spiedini di montone. Ci fanno un cenno di invito e Alex subito si siede. Io addocchio le bottiglie di vodka sul tavolo e un brivido mi percorre la schiena. Qui si mette male, penso. Lascio ad Alex la parola e la conversazione verte subito sul calcio, nazionale tedesca stavolta, Ballack e Oliver Kahn. Jahwohl! Io finisco in fretta la mia birra, rifiuto cortesemente un bicchiere di vodka mimando un crampo allo stomaco e alzo i tacchi. Domenica mattina incrocio Alex: ha dei graffi sulla guancia e un profondo taglio sotto il mento. "Finita in rissa con i tagiki ieri sera?" chiedo. "No, no" risponde "mi sono addormentato sul cesso e sono cascato faccia in avanti sul pavimento. Mi hanno riempito di vodka, dannazione!". Non riesco a trattenere una risata.
Rene'

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Baci e saluti da Amsterdam. anche Oma ti saluta, abbiamo guardato le foto e video.
ciao ciao

Unknown ha detto...

uomo impara da sua esperienza
uomo che no impara, stolto

bravo renato!

mik

Anonimo ha detto...

Rene'...
e' inutile che ci provi, ma a noi non la dai a bere!
I tuoi report dalla Cina sono finti!!!
Sappiamo tutti che - come da me ampiamente pronosticato - in realta' alloggi da 2 mesi in un albergo di quart'ordine di Kiev...
E non sei solo!!!

Un sorriso,
Davide