lunedì 3 marzo 2008

I diari della motocicletta

Primo giorno. Pakse, Laos del sud. Affitto uno scooter per 4 giorni, un Suzuki 110cc, 4 marce, semiautomatico. Mi sento confidente. Ho voglia di esplorare questo pezzo di Laos.
Punto deciso verso il Bolaven Plateau, un altopiano dove si trovano coltivazioni di caffe' e piccoli villaggi. Appena abbandono Pakse, cittadina con un centinaio di migliaia di abitanti, la strada si fa via via meno trafficata. Il primo giorno, probabilmente perche' sono in pieno trip da neo-motociclista e carico di adrelina, attraverso tutto l'altopiano e finisco a Sekong; risultato: oltre 100km percorsi. Sono solo. Non e' una zona battuta da altri viaggiatori, probabilmente perche' bisogna dotarsi di un mezzo (auto o moto) per arrivarci. La mia serata finisce prestissimo; una volta calato il sole, la cittadina si e' fatta silenziosa; le strade buie e deserte. Al ristorante dove ho cenato il figlio della proprietaria e alcuni amici schiamazzano intorno alla tv: hanno intorno ai 10 anni e stanno facendo karaoke. Cerco di seguirli in alcune canzoni; si divertono e ridono prendendomi in giro.
Secondo giorno. La mattina successiva arrivo ad Attapeu e decido di fare una diversione verso il confine vietnamita. La strada e' totalmente deserta. Non deve essere un confine molto trafficato. La strada sale fino a raggiungere la cima di una collina. La vista e' spettacolare: giungla a perdita d'occhio. Emozionante. Non riesco pero' a raggiungere il confine - il mio obiettivo del giorno; sono gia' sotto la meta' del serbatoio e devo ancora tornare indietro ad Attapeu per la notte. Meglio non fare cazzate; non ho visto benzinai lungo il percorso e l'idea di pernottare in una giungla non mi entusiasma!



Attapeu e' come Sekong: tranquilla, tranquilla, tranquilla. A fatica trovo un ristorante aperto per la cena dove la cuoca e proprietaria si sta giostrando tra fornelli e allattamento del suo bimbo. Attacco bottone con una ragazza olandese e un signore belga che dice di vivere in Cambogia ma che non svela la sua professione. Enigmatico. Mangiamo bene e parliamo di massimi sistemi: global warming, il petrolio che prima o poi finira', il prossimo conflitto globale, le superpotenze del futuro... Lui e' chiaramente un complottista, convinto che nulla va dato per scontato, che c'e' sempre una seconda verita', celata tra fatti che sono sotto gli occhi di tutti. "Cosa pensi che facciano tutti questi americani in Laos? Servizi sociali? NGO? No! Sono agenti della CIA!". Piu' che darci certezze, solleva dubbi; le birre e il doppio whisky post-cena lo rendono vulcanico e io mi diverto a stuzzicarlo e provocarlo al momento giusto; lui abbocca: non vede l'ora di stupire e sconvolgerci.
Terzo giorno: mi muovo presto e raggiungo Pa'am. La strada e' sterrata e tosta; tanti piccoli sassi appuntiti che trasformano lo scooter in una trivellatrice. Massacrante. La cigliegina sulla torta e' il guado di un fiumiciattolo: tolgo le scarpe e guido la moto verso l'altra sponda, con i piedi nell'acqua, sui ciottoli, per mantenere l'equilibrio. Tutto ok.
Pa'am si trova lungo il sentiero di Ho Chi Minh, la strada che i vietnamiti utilizzavano per i rifornimenti e lo spostamento di truppe nel corso della guerra contro gli americani; un lungo corridoio che dal nord del Vietnam portava fino a sud, passando anche per Laos e Cambogia. Ci dovrebbero essere ancora molti UXO (ordigni inesplosi) sparsi tra i campi qua intorno. La mia attenzione viene pero' catturata da un lungo missile terra-aria di produzione russa, lungo una decina di metri e posto in mezzo al villaggio, poco distante dalla scuola! Non penso Pa'am veda molti stranieri, forse qualche impiegato di NGO. Gli sguardi esterrefatti e i saluti genuini dei locali, come sempre, mi fanno piacere.
Dopo un delizioso Lao Kafe' mi rimetto in marcia, supero il fiume, domo lo sterrato e punto su Paksong, al centro del Bolaven Plateau: la coffee-capital del Laos. E' una giornata ventosa e una volta giunto ai margini dell'altopiano la strada termina di salire; fermo la moto e assaporo il panorama: vasto, limpido, grandioso. Vengo scosso da una sensazione di appagamento; sorrido. Prima di giungere a Paksong attraverso piantagioni di caffe' e piccoli villaggi dove neri chicchi sono sparsi ad essiccare a bordo strada. Saluto i bambini che tornano da scuola e slalomeggio tra le profonde buche che tempestano questo tratto di strada asfaltata. Parcheggio la moto alla guesthouse e mi fiondo in bagno a scrostarmi la faccia impolverata.
Quarto giorno: il primo motivo di un viaggio nel Bolaven Plateau e' il caffe': delizioso. Finalmente un ottimo concentrato di caffeina: nero, denso, aromatico. Allieva la mancanza dei miei 5 espressi giornalieri italiani. Il secondo motivo sono le cascate: alte, burrascose e celate dalla giungla. Quasi senza volerlo mi trovo a piedi lungo uno stretto sentiero, in discesa, nella foresta, a una decina di km da Paksong. Sento il rumore pieno dell' acqua, ma non la vedo. Scorgo invece un serpentello che si allontana nel sottobosco. Sobbalzo. Continuo a scendere. Il frastuono aumenta. Infine scorgo la cascata, nascosta tra la fitta vegetazione. E' costituita da una serie di salti e io sono finito ai piedi di una piccola pozza, dove termina una cascata alta circa 3 metri. Fa molto caldo e la camminata mi ha fatto sudare. Non c'e' e non puo' esserci nessuno; troppo isolato. Mi svesto, resto in mutande, entro nella pozza e alzo le braccia: l'acqua mi sbatte forte sulle spalle; sembro Robert de Niro in Mission! La doccia e' goduriosa e il sole che successivamente mi scalda la pelle mi rida' nuova energia. E' il tonico per coprire gli ultimi 30km e riconsegnare, nel pomeriggio, la moto a Pakse.

Chiudo questa esperienza tra le abili mani di una massaggiatrice laotiana: 1 ora di herbal & oil massage. Mi chiede se sto bene. "Tutto ok?". Lei sorride e io ricambio, pensando ai miei 4 giorni, 380km e la liberta' data dalla moto: eccezionale.
Rene'

3 commenti:

Anonimo ha detto...

eh bravo Ninnì, meno male che tutte le avventure vanno a buon fine!!!! sei già molto lontano dalla metà descritta e di mezzo c'erano anche le bellissime vacanze insieme a Phuket. Ciao ciao e baci da Ela. Ma e Pa

Unknown ha detto...

Grande Renè!!
Hai descritto bene come è piacevole viaggiare in moto!!
Buona continuazione :-)

Giorgio ha detto...

il tuo viaggio sembra davvero interesasnte..in bocca al lupo per le tue prossime avventure!