sabato 22 marzo 2008

The wild wild east (1)

Mi trattengo un giorno a Kratie per poter vedere la maggiore attrazione turistica del luogo: i delfini d'acqua dolce del Mekong. A meta' di una calda mattinata esco su una piccola barca a motore. Il barcaiolo si muove verso il centro del fiume - veramente largo in questo punto - e, giocando con la corrente, mi permette a piu' riprese di avvistare gruppi di 2 o 3 delfini che lambiscono la superficie dell'acqua e sbuffano prendendo fiato. Rispetto ai loro fratelli di mare non hanno il muso allungato: la testa e' tozza, quasi bianca, a forma di palla e le dimensioni del corpo, probabilmente, sono minori. E' emozionante poterli vedere nuotare e respirare a qualche metro dalla barca!
L'indomani mi sposto a Phnom Penh, la capitale della Cambogia. Al ristorante di fronte al mio albergo (a Kratie) mi consigliano di prendere un taxi e mi assicurano che ci penseranno loro a trovarlo: "e' piu' veloce del bus. Tu vieni qui alle 6.30 domani mattina, fai colazione e poi alle 7 ti passa prendere il taxi". Ubbidisco. Mi presento puntuale; mangio. Ore 7: niente taxi. Ore 7.30: ancora nulla. Ore 8: chiedo informazioni e mi dicono che stanno aspettando ancora una persona per riempire il taxi. Ore 9: arriva una macchina, mezza vuota; l'autista dice che e' disposto a partire ma che devo pagare il doppio perche' ci sono dei posti non occupati; rifuto. Ore 9.30: niente. Ore 10: sollecito il cameriere per far chiamare il tassista e sbloccare la situazione. Ore 11: mi faccio ritornare i soldi anticipati ieri, ringrazio ironicamente per il disservizio e mi dirigo da solo verso l'area di parcheggio dei taxi. Rene', benvenuto in Cambogia!
Dopo solo 15 minuti sono su una macchina insieme ad altre persone diretto verso un paese dove dovro' cambiare taxi per Phnom Penh. Sulla seconda tratta batto il record mondiale di passeggeri accomodati su una berlina (Toyota Camry, un incrocio tra un Audi 80 e una Fiat Croma): siamo in 8, autista compreso (record precedente: 7 persone su una Lada in Kirghyzstan). Dietro siamo in 4 adulti (2 uomini e 2 donne); davanti c'e' una coppia sul sedile anteriore mentre il tassista divide il suo spazio con una ragazza: lui e' seduto con una chiappa sul sedile e con l'altra sul freno a mano e assume una posizione di guida diagonale; ammirevole lo sforzo per l'utilizzo della frizione, data la distanza del sedere dai comandi. Vi ricordate il film Ace Ventura? Jim Carrey guida con la testa fuori dal finestrino; nel mio caso la posizione dell'autista e' simmetrica: testa al centro dell'auto e braccia, allungate verso sinistra, lontane dal corpo.
La persona accanto a me parla bene inglese: dice di lavorare ad un progetto internazionale (di una agenzia dell'ONU) volto a scovare prodotti alimentari contraffatti, dove il "made in" stampato sull'etichetta non corrisponde all'effettivo luogo di produzione del cibo. Si scusa per il modo disumano nel quale stiamo viaggiando e aggiunge che, purtroppo, ci troviamo in un paese sottosviluppato.

Lake Ghetto

Arrivato a Phnom Penh mi sistemo lungo le sponde orientali del lago al centro della citta'. E' uno specchio d'acqua abbastanza grande, ricoperto da file, parallele, di vegetazione verde (water spinach, mi dicono). Visto dall'alto il tutto appare come un grosso labirinto. All'interno, piccole barche si muovono lentamente e raccolgono la verdura.
Al momento della registrazione alla guesthouse (chiamata Same Same but Different) mi chiedono se ho bisogno di erba... Le camere sono terribili, sicuramente tra le peggiori viste nel corso del viaggio; sono celle dove ci sta a malapena un letto ad una piazza e mezza, appoggiato a 2 dei 4 lati della camera; intorno, c'e' uno spazio di 30cm grande quanto basta per incastrarci lo zaino. In un angolo c'e' un ventilatore e sulla parete che da verso l'esterno c'e' un piccolo buco che ha forse lo scopo di apportare maggiore ventilazione alla cella; le pareti sono di legno compensato spesso 5mm. Di case come queste ce ne saranno almeno 10 lungo le sponde del lago; si appoggiano per un terzo sulla terra ferma e per due terzi si spingono nell'acqua, sorrette da palafitte. Sono edifici stretti, a 2 piani, quasi interamente di legno, con un corridoio centrale e camere disposte su ambo i lati. Il loro insieme forma il temibile Backpacker Ghetto di Phnom Penh. Lowlights: sporcizia, puzza, squallore, spacciatori e moto-tassisti assillanti. Highlights: prezzi competitivi; socializzazione; tramonti sul lago.

Tonite is the nite

Si e' fatta sera. Raggiungo le sponde del Mekong per la cena. Passeggiando per le strade di Phnom Penh inizio ad accorgermi che qualcosa sta cambiando nel panorama del mio viaggio: turisti occidentali, di una certa eta', camminano mano nella mano con giovani cambogiane... Arrivo all' Herb Pizza, il locale scelto per la serata, dove fanno la pizza alla maria; ci vado in ottica di ricerca: voglio vedere se qualcuno la mangia veramente. Dai tavoli del locale avvisto Rusty, un ragazzone australiano conosciuto 2 giorni fa sul minibus tra Laos e Cambogia. Fissiamo una punta per le 23 allo Sharky's. Io continuo le mie esplorazioni e finisco al Walkabout: locale ad angolo, aperto su due lati, luminoso, biliardo al centro e file di avventori accalcati al bancone. Mentre sorseggio la mia birra conosco D, cinquantenne veneto; da una vita fa 6 mesi in Italia e 6 mesi in Asia "perche' in Italia mi annoio, siamo bigotti, i politici mi fanno schifo, c'e' il Papa mentre qui e' piu' bello, non c'e' criminalita', ci si diverte, c'e' allegria..." e, aggiungo, ci sono le donne. Dopo una trentina di minuti a parlare del piu' e del meno, D, con le mani su una tipa che si e' inserita tra di noi, esclama "seeeee, ma io stasera c'ho voglia di trombare!". Guardo le lancette: e' ora di raggiungere Rusty. Lo trovo attaccato al bancone dello Sharky's insieme ad un obrobrio che sembra un transessuale mal riuscito. Il locale e' molto simile a quei discobar luci e neon che potresti trovare anche da noi, in una umida e fredda notte invernale padana; gli avventori, ovviamente, no. Dovremmo essere, a seconda della mia guida turistica, in uno dei migliori locali di Phnom Penh... Il posto e' affollato: occidentali versus cambogiane; game on. Finiamo le birre e lasciamo lo Sharky's tra gli sguardi maliziosi di un gruppo di ragazze. Puntiamo verso l'Heart of Darkness - nome letterario che evoca tenebrosi paesaggi tropicali - la discoteca per eccellenza di Phnom Penh. Visto che e' abbastanza presto e non siamo ancora adeguatamente preparati, decidiamo di ispezionare un altro locale lungo la strada. Ne scegliamo uno basandoci semplicemente sulla maggiore luminosita' dei neon. Dopo esserci seduti su degli alti sgabelli intorno ad un tavolino circolare veniamo subito accerchiati da un gruppo di ragazze dai modi molto espliciti: una mano sul pacco, l'altra chiusa a pugno vicino alla bocca a simulare... ehmm... sesso orale. "Slowly, slowly" ci dicono e con un movimento della testa indicano il piano superiore del locale. Scoppiamo in una rumorosa risata e ordiniamo due birre. Le ragazze, appena capiscono che non c'e' trippa, si spostano verso i nuovi avventori che nel frattempo sono entrati nel bar. Dopo un breve scambio di opinioni io e Rusty concludiamo che non esiste un locale a Phnom Penh senza ragazze "al lavoro".
E' l'ora dell' Heart of Darkness. Un scritta all'esterno del locale avverte: no drugs and guns allowed. Un meticoloso poliziotto privato mi fa depositare la borsa e custodisce, separatamente, il coltellino svizzero. All'interno si ripete una scena gia' vista: tanti occidentali, qualche ragazzo cambogiano, molte donne. Hip hop a palla. Si balla. Rusty inizia a scattare foto a destra e sinistra e viene subito ripreso da un buttafuori. Io mi infilo in un gruppo di ragazze e ballo con la piu' scatenata, che mi arriva si e no tra l'ombelico e l'ascella. Sembra una Missy Elliot in miniatura.
Dopo un po' ribecco Rusty al bar e, birre in mano, tentiamo una analisi del locale. Di che tipo sono le ragazze in questa discoteca? Oneste o lavoratrici? Non ci resta che provare e scoprirlo sulla nostra pelle. Rusty alza bandiera bianca dopo un'altra ora e si allontana; fissiamo una mezza punta per domani all'ora dell'aperitivo. Io insisto su Missy e in breve tempo mi trovo su un moto-taxi, a tre, in direzione dello squallor-ostello. Sono le 2 passate e questa notte non saro' l'unico a dormire poco. Mura di compensato...
Rene'

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e