sabato 23 febbraio 2008

Cartoline dal Laos

Il paese dei fiumi

Il Laos non ha sbocchi sul mare, strizzato dalla Cina e dalla Thailandia a nord, dal Vietnam a est e dalla Cambogia a sud. Il territorio si modella lungo il corso del Mekong, fiume che non nasce ne' termina in Laos, ma che rappresenta l'arteria vitale nonche' una cruciale risorsa per il paese. Esaminado una cartina si nota subita che tutti i maggiori centri abitati si trovano lungo le sponde di un fiume.
Nel montagnoso nord, dove lo spostamento via terra e' ancora difficoltoso, a causa delle asperita' del terreno e dalla presenza di una fitta giungla, la popolazione vive e si sposta grazie ai fiumi. Alla mattina si sale in barca e ci si sposta verso un paese piu' grande, dove c'e' un mercato, una farmacia, un medico... insomma tutto quello che puo'mancare nelle aree piu' remote. Le strade, va detto, ci sono, ma il trasporto su ruota e' talvolta poco frequente e risulta quindi piu' facile organizzare un passaggio con un barcaiolo.
Scendendo verso sud il terreno si addolcisce e quasi tutto il trasporto avviene ora su strada. Le chiatte e i battelli cargo che una volta transitavano lungo il Mekong dal nord al sud del Laos sono stati soppiantati dai Tir e i tempi e i costi dei trasporti sono diminuiti. Cio' nonostante il fiume resta una importantissima risorsa; si pesca molto e alle bancarelle dei mercati il pesce fresco abbonda.



Appena giunto in Laos ho potuto provare l'ebbrezza del viaggio fluviale: 5 ore su una piccola e stretta barca, insieme ad altri 10 viaggiatori e alcune persone del posto, che trasportavano galline e uova da un paese all'altro. Ero diretto a Muang Noi Neua, un piccolo villaggio circondato da pinnacoli di roccia carsica, dove ho passato un capodanno al naturale: senza luce elettrica, telefono, stretto intorno ad un falo' insieme agli altri farang (stranieri) di passaggio in paese. E' stato duro tirare fino a mezzanotte e mezza... Poche case sparse lungo il fiume, una unica strada - sterrata - e una quantita' incredibile di galline, pulcini e cani. Non ho fatto nulla per 2 giorni, immerso nell'amaca a leggere libri, osservando di tanto in tanto il fiume e ascoltando i rumori, molto naturali, di questo tranquillissimo posto.
Ora che ci penso - e chiudo il capitolo fluviale - non c'e' stata una volta, nel corso di quasi 20 giorni di Laos, che non abbia dormito vicino ad un fiume!

Luang Prabang, la citta' dei monasteri

Slowly slowly, come si confa ad un viaggio in Laos, mi reco a Luang Prabang con 3 nuovi compagni di avventure: Armin, un'artista tedesco sulla cinquantina; Eddy, simpatico ragazzo inglese, ribattezzato Candido (da Voltaire) per la spontaneita' e ingenuita'; e Mathieu, giovane francese. Sono ben affiatiati e insieme hanno coniato un nuovo linguaggio, che chiamano esperanto, che mischia inglese, francese, tedesco e parole inventate di laotiano.
Luang Prabang con i suoi oltre 20mila abitanti e la citta' piu' importante del Laos settentrionale! E' molto bella, tranquilla e pulita, attraversata da vie dove edifici coloniali color pastello francesi si confondono con numerosi monasteri buddisti (Wat); e' una citta' sacra e i templi si contano a decine. Di giorno e' possibile passeggiare nei cortili dei monasteri e fermarsi a chiaccherare con i giovani novizi, intenti a studiare o a giocare a pallavolo con i piedi, utilizzando un pallone intrecciato di vimini.
Alla sera c'e' un'animato notturno e le vie intorno al Mekong si popolano di ambulanti che grigliano pesce e pollo. Come anche in Vietnam, abbondano le bancarelle che offrono croccanti e sifiziose baguette.
L'atmosfera e' pacifica e la citta' meriterebbe una sosta piu' lunga dei 3 giorni che mi concedo. L'Unesco l'ha dichiarata Patrimonio Culturale dell'Umanita'; nel centro storico vige il divieto di fumo e di utilizzo del clacson e l'unico frastuono proviene dai bambini che tornano a casa da scuola. Non ci sono condomini e palazzi moderni; qui si vive ancora nelle graziose e caratteristiche case di legno scuro, a 2 piani. Le strade principali sono asfaltate, mentre il resto e' sterrato.
Una sera, insieme a Mathieu ed Eddy, sono andato nell'unico locale aperto fino a tarda ora: il bowling! Chiude alle 3, mentre bar, disco e karaoke hanno obbligo di chiusura alle 23.30

Un poco di rumba

In Laos ci sono due posti che si sono guadagnati l'onore (o onere) di essere tappa fissa lungo la "rotta backpacker" sud-est asiatica: Vang Vieng e Si Pha Don, rispettivamente a nord e a sud del paese. Localita' incantevoli, piccoli villaggi caratterizzati da una natura spettacolare e dolcemente accarezzati dal corso di un fiume; scenici.
Vang Vieng, lungo le sponde del Nam Ou, e' il villaggio dove si fa tubing, cioe' si scende lungo la rapide di un fiume su una camera d'aria per camion. Lungo il percorso ci sono dei bar dove ci si puo' fermare, mangiare e bere a poco prezzo, e poi ripartire, con stomaci appesantiti e teste alleggerite. Ci sono anche dei trampolini e delle liane dove, volendo, si puo' imitare Tarzan e lanciarsi nel fiume.
A Si Pha Don invece si va per non fare nulla: cullati dall'amaca del proprio bungalow di bamboo si legge un libro, si fuma e si ammirano gli spettacolari tramonti sul Mekong.
Al contrario degli altri posti che ho visitato in Laos, che conservano ancora una propria identita', questi due villaggi hanno venduto l'anima e si sono sintonizzati sulla frequenza dei babckpackers.
Vang Vieng si e' inventata il tubing e Si Pha Don il chill out lungo il fiume. Qui tutto e' "happy" e per felice si intende la correzione con stupefacenti: pizza alla mariuana, the ai funghi allucinogeni, fruit shake alla maria-fungo-oppio. Ogni tanto si incrocia qualcuno che e' in fase tripping o ti racconta terribili postumi (cazzo, ho vomitato per 2 giorni!). La facilita' con cui ci si puo' procurare della droga piu' che impressionante e' strana. Mi chiedo, perche' tutto questo sballo? Visto che in nessuno dei due villaggi ci sono delle discoteche o dei party per consumare gli effetti e, come ovunque nel Laos rurale, la musica si spegne a mezzanotte. Ovviamente non tutto e' freaked out; tuttavia e' chiarissimo come questi villaggi vivano ormai esclusivamente di questo lucroso turismo.

Vientiane, la capitale piu' tranquilla del mondo...

...e forse anche la piu' piccola, con solo 200mila abitanti. E' il perfetto biglietto da visita di questo paese che conta poco piu' di 8 milioni di abitanti, contro gli 80 milioni del Vietnam, il miliardo e passa della Cina, i 15 milioni della Cambogia e i 65 della Thailandia.
Come anche nel resto del Laos, si ha subito la sensazione di essere in un posto pacifico e tranquillo. Pochi rumori, poco traffico, niente baldoria alla sera. Il pezzo forte della capitale e' il passeggio lungo il Mekong, meglio se fatto all'ora del tramonto, quando il colore del fiume passa dall'oro ad un viola intenso e le sponde si punteggiano di ristorantini a cielo aperto; un lunghissimo barbecue di pesce d'acqua dolce.
La tranquillita' della citta' si riflette sui volti delle persone: sorridenti, cordiali, gentili.
Di giorno faceva molto caldo e un pomeriggio sono quindi andato alla piscina comunale, lunga ben 15 metri per 10 di larghezza!
In citta' ci sono molti americani e si mormora facciano parte tutti della CIA, basata qui a spiare il gigante Cina. C'e' tuttora una zona del paese, a nord di Vientiane, che e' offlimits per gli stranieri, in quanto si trova la base (abbandonata?) della CIA da dove partivano le operazioni segrete nel corso della guerra del Vietnam.
Ma che posto e' il Laos? E' uno stato cuscinetto, schiacciato da vicini forti e ingombranti? Non lo so, non ho fatto in tempo ad approndire gli aspetti politici locali, ma e' sicuramente un posto particolare. Guardandoti in giro lo capisci. Dove sono le industrie che anneriscono i cieli di Cina e Vietnam? Non ci sono. Sara' per questo che mi sembra ancora tutto naturale, quasi intatto, e che con immenso piacere mi sento libero dalla soffocante stretta di traffico e aria inquinata.
La gente non parla, bisbiglia.
Silenzio, e' il Laos.

Rene'

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